La Fondazione Bietti spiega l’urgenza sanitaria durante la fase 2
La pandemia globale causata dal Covid-19 ha messo a dura prova il sistema sanitario in tutto il Paese. Oltre alla prevenzione del contagio e al contenimento della malattia, il Coronavirus pone la sanità davanti un’altra grande sfida: la Fase 2. Nell’ultimo periodo si è, per ovvie ragioni, verificata una riduzione verticale degli interventi chirurgici e della diagnostica urgente. Questo inevitabilmente porterà, nei mesi a venire, alla necessità di una riprogrammazione dell’attività sanitaria di routine. Ci sono due fattori in particolare da tenere in considerazione: da un lato i danni, spesso irreparabili, che si stanno accumulando; secondo, il carico di lavoro che dovrà essere affrontato nel tentativo di recuperare. Per esempio, il numero di interventi chirurgici di distacco di retina sono diminuiti di dieci volte, ma sicuramente non perché siano diminuiti i distacchi stessi.
Il professor Mario Stirpe, Presidente della IRCCS Fondazione Bietti per lo Studio e la Ricerca in Oftalmologia, spiega: “Che lo stare a casa sia un danno e un beneficio simultaneamente per la salute è un paradosso indiscutibile e comprensibile al tempo stesso considerando quanto dissimili siano le precauzioni per scongiurare l’epidemia da quelle che contrastano l’insorgere delle cecità. Eppure, è un paradosso che la Fase 2 dovrà risolvere e lasciarsi alle spalle”. Il professor Stirpe prosegue affermando: “E l’urgenza sarà il principale criterio sul quale si dovrà basare la riapertura e l’organizzazione dei reparti non Covid-19. Tutta la programmazione operatoria dovrà essere impostata per ordine di gravità e difficoltà, concentrando nei centri specialistici i (tanti) casi difficili e rimandando ai centri più periferici gli interventi meno gravi e impellenti”.
L’urgenza però, non può essere l’unico criterio su cui orientare la sanità durante la Fase 2. Dopo due mesi di squilibrio nella destinazione e nell’impiego delle risorse, lo stesso personale sanitario sarà chiamato, esausto, a riprendere i propri posti originali e sobbarcarsi dell’arretrato accumulatosi. La semplificazione delle pratiche e la sicurezza, sia per gli operatori che per i pazienti, saranno altri due criteri assolutamente necessari. La tanto attesa Fase 2 non può assolutamente essere improvvisata né, tantomeno, sviluppata in maniera fortemente diseguale nelle varie parti d’Italia.
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