Big Data per controllare la pandemia, ma rispettando la privacy
In Cina, l’utilizzo di big data e intelligenza artificiale per “controllare” la popolazione è già una pratica abbastanza comune. Durante la crisi sanitaria da Covid-19, il governo ha implementato numerose tecnologie digitali per contenere il contagio e soprattutto sorvegliare la quarantena. Per esempio, gli spostamenti delle persone vengono tracciati attraverso le app scaricate sugli smartphone, oppure viene richiesto il nominativo oppure il riconoscimento facciale, anche solo per acquistare medicinali senza ricetta o per prendere i mezzi pubblici. Anche altri Paesi, come Corea del Sud, Taiwan, Hong Kong e Singapore hanno fatto affidamento sul digitale per monitorare il virus.
Negli ultimi giorni anche in Italia si sta pensando di sfruttare i big data per tenere sotto controllo la pandemia globale in corso. Infatti, il Ministero dell’Innovazione ha intenzione di creare una task force per studiare come la tecnologia e il digitale possono fronteggiare il Coronavirus. La prima mossa sembra essere la cessione di un pacchetto di dati di Facebook all’Università di Pavia. I dati hanno assicurato essere anonimi e l’università analizzerà i dati e cercherà di filtrarli e mapparli per controllare la pandemia. Il trasferimento dei dati anonimi e non identificabili degli utenti è avvenuto attraverso il programma di Zuckenberg Data for Good, creato proprio per contrastare la diffusione del virus.
Del resto, già le principali aziende degli operatori telefonici hanno fornito dati sui loro clienti. Tim, Vodafone, Wind Tre e Fastweb hanno ceduto una serie dati completamente anonimi che possono essere utili per fare contact tracing, ossia tracciare tutti i contatti e spostamenti di una persona contagiata. Questo permette non solo di sapere chi è stato a contatto con il malato, ma potenzialmente prevedere altri focolai. Il tutto naturalmente viene fatto nel completo rispetto dei principi di proporzionalità e minimizzazione dei dati sensibili, come previsto dal Garante della Privacy.
Certamente, ci troviamo in uno dei momenti più delicati e spaventosi del millennio, ma grazie alla tecnologia, al digitale e all’intelligenza artificiale abbiamo molti più strumenti a disposizione. È fondamentale, però, utilizzare questi strumenti nel modo corretto e in modo efficace, nonché nel rispetto delle orme che garantiscono la privacy dei cittadini. La domanda, anche questa volta, sorge spontanea: una volta superata la pandemia, che ne sarà di tutti i nostri dati? La nostra privacy sarà veramente tutelata?