Neuralink, la sfida di Elon Musk per aumentare la capacità celebrale
Elon Musk, Ceo di Tesla e Space X, fondatore di Pay Pal e ideatore di Hiperloop, 2 anni fa a Dubai, in occasione del World Government Summit, dichiarò l’inizio di una nuova era. L’era in cui cervello e computer sarebbero diventati un tutt’uno. Alcuni insieme a lui ritennero questa ipotesi come la naturale evoluzione dell’essere umano, altri invece si scandalizzarono. Ma forse oggi, dopo 2 anni, la sua affermazione sta diventando realtà grazie a Neuralink.
Quello che propose Elon Musk nel 2017 non era però un’assoluta novità. Già negli anni ’70, in alcuni degli istituti più prestigiosi americani, si sperimentarono vari collegamenti tra cervello e macchina, vale a dire le brain-computer interface. Questo progetto poi, nel corso degli anni, si trasformò in studi inerenti all’ambito sanitario (specialmente inerenti al movimento oculare o motorio o alle capacità uditive).
Elon Musk ha deciso di dedicarsi agli studi sulla brain-computer interface con un nuovo progetto: Neuralink. Neuralink è la sua più giovane start up che può vantare un investimento di oltre 27 milioni di dollari. Lo scopo è quello di unire l’intelligenza umana con quella digitale, al fine di realizzare una “potenzialità cognitiva aumentata“.
Neuralink prevede l’installazione nel cranio del paziente di circa 3.070 elettrodi in grado di monitorare l’attività celebrale e di collegarsi ad un computer esterno tramite un cavetto USB. Tramite questo collegamento potranno essere scambiati centinaia di dati in bit ogni trilione di secondo. Questa velocità è quasi infinitamente maggiore rispetto alla velocità del cervello umano medio.
Ma come verrebbero installati questi elettrodi dentro un cranio? Essi verrebbero posizionati su apposite stringhe di lunghezza variabile, a loro volta immesse attraverso una speciale siringa robotizzata. Lo stesso Elon Musk ha dichiarato in passato che il “potenziamento digitale” della nostra capacità celebrale è il solo modo per contrastare la minaccia dell’umanità che lo sviluppo della intelligenza artificiale (IA) porta con sé.
Elon Musk spiega: “Noi tutti ormai possediamo un terzo strato digitale che si affianca alla corteccia celebrale e al sistema limbico, costituito da tutto ciò che produciamo in rete, e con il quale interagiamo. Per mantenere il nostro primato è allora necessario entrare in simbiosi con le macchine (…) da un lato verranno potenziate le attività del soggetto grazie al computer cui è collegato, dall’altro le macchine potranno esercitare le peculiari capacità umane di giudizio, di discernimento e l’ingegno propri del ragionamento umano”.