Cegos Barometer, AI e Big Data rivoluzioneranno il lavoro e l’apprendimento
Secondo uno studio condotto da Cegos Barometer, questi asset rivoluzioneranno il mondo del lavoro e il modo di apprendere
Secondo uno studio approfondito condotto da Cegos Barometer, uno dei principali player internazionali nella formazione aziendale, l’intelligenza artificiale e i Big Data stravolgeranno il lavoro del domani e il modo di apprendere delle persone. Nello studio che segue, vi riportiamo i dati piu significativi e le parole di Alessandro Reati, HR Business Practice Leader di Cegos Italia. Negli ultimi dodici mesi, l’Intelligenza Artificiale e ChatGPT hanno iniziato a esercitare un notevole impatto sulle dinamiche aziendali. Il 48% degli HR individua nell’IA, nei Big Data e nei nuovi modi di lavorare (40%) i principali fattori influenti sull’evoluzione delle competenze all’interno dell’organizzazione.
Cegos Barometer: i dati salienti dello studio
A livello nazionale, la transizione ecologica è collocata al secondo posto con il 45%, mentre la media internazionale si attesta al 27%. In particolare, il 74% dei dipendenti ritiene che le attuali sfide legate alle trasformazioni tecnologiche, climatiche e sociali modificheranno il contenuto del proprio lavoro. Un terzo di loro esprime preoccupazione per la possibile obsolescenza delle proprie mansioni. Per affrontare queste trasformazioni, il 57% degli HR a livello globale si propone di sostenere i dipendenti nell’aggiornamento delle competenze e nell’assunzione di nuovi profili (un aumento del 10% rispetto al 2022). Nel contesto italiano, il 55% degli HR considera lo sviluppo di competenze legate ad altre professioni, favorendo la mobilità interna e il ricollocamento.
Le skills cruciali secondo gli HR
Questo impegno prioritario prevede in prima linea il potenziamento delle digital skills (42%) – l’alfabetizzazione digitale emerge come la principale necessità di supporto, citata dal 61% degli HR -, seguito dalle soft skills (38%), con particolare enfasi sull’agilità e l’adattabilità (53%). Successivamente, si evidenzia il miglioramento delle competenze manageriali (35%) e delle competenze di business (29%); la transizione ecologica è considerata una priorità minore per i prossimi anni. Secondo Cegos Barometer, gli HR Director mostrano interesse nell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale come risorsa aziendale: il 63% degli HR Manager prevede di impiegarla per personalizzare i percorsi formativi. Tuttavia, al momento, solo il 10% di loro l’ha effettivamente utilizzata come risorsa di apprendimento, mentre il 23% del campione non la ritiene ancora rilevante per la propria organizzazione. D’altra parte, il 31% dei dipendenti dichiara di utilizzare o aver già utilizzato strumenti di Intelligenza Artificiale generativa, come ChatGPT, per la formazione; il 40% ha l’intenzione di farlo nel prossimo futuro.
Le parole di Alessandro Reati, HR Business Practice Leader
- Le 3 caratteristiche che la formazione dovrebbe avere secondo i dipendenti sono: l’utilità sul lavoro, face to face e guidata da un formatore, divertente.
- Avvicinare la formazione al lavoro quotidiano e a situazioni reali, è infatti una forte aspettativa e driver di impegno per il 65% dei dipendenti internazionali e italiani; poi conta anche la facilità di accesso al corso.
- La richiesta di apprendimento è sempre più pregnante tra i dipendenti: il 51% (+15% vs 2022) si aspetta training on the job sul luogo di lavoro e che sia anche maggiormente interattivo e ludico (41%, + 10% vs 2022, 37% ITA); a livello Italia si chiede anche una varietà più ampia in termini di modalità e formati (43%).
- Nonostante il 41% degli HR (in calo di 14 punti rispetto al 2022, ma per il 52% degli italiani) incontri difficoltà nel conciliare l’offerta formativa con le esigenze dell’organizzazione, il 47% di loro intende offrire una formazione più personalizzata per rafforzare l’impegno dei lavoratori e adattarsi alle esigenze dei singoli con l’ausilio di metodi variegati (41% INT, 33% ITA).
- Per gli HR Manager i corsi futuri dovranno essere caratterizzati dalla combinazione di diverse metodologie quali l’apprendimento adattivo (62% ITA vs 46% INT), l’e-coaching nel 45% dei casi (43% ITA) e l’apprendimento sociale (48% ITA vs 41% INT).
- Data learning: 1 HR su 4 non utilizza ancora i dati sulla formazione. I restanti tre quarti se ne avvalgono principalmente per migliorare l’esperienza utente (41%, + 4 punti sul 2022), gestire la propria offerta (19%, 32% ITA) e rafforzare la personalizzazione dei percorsi sulla base delle singole esigenze (15%, 12% ITA).
Alessandro Reati, HR Business Practice Leader di Cegos Italia ha dichiarato: “Il Barometer fa emergere, in coerenza con quanto rilevato anche negli ultimi anni, l’importanza di adattare le competenze alle sfide della trasformazione digitale. Per realizzare questo obiettivo, è fondamentale spiegare chiaramente il tema, sviluppare abilità pratiche nell’uso delle tecnologie e applicare direttamente queste conoscenze all’operatività aziendale. Le soluzioni basate sull’AI iniziano ad apparire come leve nel mondo organizzativo: dovremmo usarle al meglio per amplificare l’impatto della formazione nei processi aziendali. Possiamo essere ottimisti? In parte: la resilienza dimostrata dalle aziende durante la crisi da Covid-19 indica un buon potenziale che però deve essere corroborato da visione strategica, investimenti ed un approccio collaborativo tra direzioni e basi aziendali nel disegno dei percorsi di cambiamento.
Nel Barometer si nota, però, anche un elemento che dovrebbe preoccuparci: le competenze per affrontare la transizione ecologica risultano marginali nella lista delle skill prioritarie da supportare e sviluppare. (…) Supportare le competenze dei lavoratori è necessario per garantire alle aziende la giusta capacità produttiva, ma anche per creare ambienti di lavoro in grado di attrarre e creare soddisfazione quotidiana. Dall’altro lato, sono proprio i dipendenti stessi ad approcciare proattivamente la formazione, sottolineando quanto l’apprendimento dovrebbe essere concreto, applicabile al lavoro quotidiano nonché in grado di generare integrazione professionale e inclusione sociale”, ha concluso Reati.