L’importanza della trasparenza e le misure per contrastare il fenomeno del greenwashing
Greenbickering o battibecco green è il fenomeno del momento. Si tratta di una tendenza emergente che vede protagoniste le aziende si impegnano in battibecchi legali per competere sul fronte della sostenibilità aziendale. Le aziende agiscono contro i competitor per concorrenza sleale ovvero quelle che utilizzano in modo improprio la sostenibilità per migliorare la loro immagine e aumentare le vendite. Questo fenomeno è diventato rilevante a causa del crescente interesse dei consumatori per i prodotti sostenibili e dell’aumento del valore attribuito ai marchi e alle aziende ecologiche. Ma cosa significa davvero greenbickering?
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Cosa significa greenbickering? Una sfida legale da vincere
Il greenwashing è una pratica diffusa in cui le aziende utilizzano comunicazioni ingannevoli per far apparire i loro prodotti o il brand più sostenibili di quanto siano in realtà. Secondo dati Nielsen, circa il 60% delle imprese ha utilizzato almeno una volta comunicazioni ad impronta green non valide o ingannevoli. La sensibilità ecologica dei consumatori ha raggiunto un punto tale da influenzare le decisioni di acquisto e aumentare il valore delle aziende. Tuttavia, molte di queste comunicazioni si sono rivelate fuorvianti, creando una sfida per i consumatori e le autorità di regolamentazione.
Un’indagine condotta dalla Commissione europea e da altre autorità ha rivelato pratiche commerciali sleali nel 42% dei casi relativi alle comunicazioni green. Le aziende spesso non forniscono informazioni sufficienti ai consumatori per valutare la sostenibilità dichiarata, e il 37% dei claim contiene formulazioni generiche senza elementi di supporto. Questa mancanza di trasparenza e l’uso improprio di diciture green hanno portato alla necessità di regolamentazioni più severe per contrastare il greenwashing e proteggere i consumatori.
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La direttiva europea contro il greenwashing e le possibili implicazioni legali
Il Parlamento europeo ha recentemente approvato una posizione sulla direttiva sulla responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde e contro il greenwashing. Questa proposta legislativa prevede il divieto di utilizzare diciture green generiche, come “a impatto zero”, “naturale”, “biodegradabile”, “amico della natura” e “ecologico”, a meno che non siano debitamente comprovate. Ciò permetterà alle aziende di intentare cause per concorrenza sleale contro i competitor che utilizzano comunicazioni green non supportate per ottenere vantaggi competitivi ingiusti. Tuttavia, l’applicazione di queste regolamentazioni potrebbe presentare sfide legate alle eccezioni, all’attuabilità e all’interpretazione delle leggi, il che richiederà tempo per una regolamentazione più precisa in materia.