Burocrazia complessa e founder inesperti i principali ostacoli secondo Farhad Alessandro Mohammadi
A settembre 2022 cade il decimo compleanno della legge 221/2012 che, nel 2012, ha riconosciuto ufficialmente le startup, dando il là a un vero e proprio quadro normativo di sostegno alla nascita e alla crescita di queste nuove imprese innovative. In questi 10 anni l’ecosistema italiano delle startup si è evoluto e trasformato e, anche se rimane più immaturo rispetto a quello di altri paesi, diversi fondi di investimento esteri si stanno interessando sempre più ai prodotti nostrani. Questa tendenza viene confermata anche dall’esperienza diretta dello Startup Studio Mamazen, che, per esempio, la scorsa primavera ha visto l’ingresso del fondo colombiano Asiri tra gli investitori della lH1, la holding di partecipazioni dello Startup Studio con sede a Torino.
“L’ecosistema italiano delle startup è partito solo dieci anni fa, in ritardo rispetto alla maggior parte dei paesi ed è quindi più immaturo rispetto agli ecosistemi esteri – afferma Farhad Alessandro Mohammadi, Ceo e Founder di Mamazen – tuttavia sempre più investitori stranieri iniziano a guardare all’Italia come punto di riferimento interessante per l’innovazione e la ricerca ed è quindi questo il momento di premere sull’acceleratore sviluppando solide infrastrutture a supporto di queste realtà”.
Studio Mamazen. Startup, a che punto siamo in Italia?
Lo scorso autunno le startup iscritte al registro delle imprese erano oltre 14.000, ma il numero realmente interessante è rappresentato dall’ammontare degli investimenti. Da gennaio ad agosto 2022, infatti, le startup italiane hanno raccolto un miliardo e duecento milioni di investimento, un terzo in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, il cui valore ammontava a 800 milioni. Mentre secondo lo studio Europe Attractiveness Survey 2022 di Ey nel 2021 sono stati ben 207 i progetti di investimento diretto da parte di investitori stranieri, con una crescita dell’83% rispetto al 2020, un numero probabilmente destinato a crescere ulteriormente anche nel 2022.
“Tra i maggiori ostacoli che le startup italiane incontrano nel farsi strada sul mercato c’è sicuramente la burocrazia che spesso non prevede l’innovazione e quindi può risultare bloccante – prosegue Mohammadi – Inoltre, ancora troppo spesso in Italia chi fonda una startup si fa prendere dall’entusiasmo della propria idea, senza però effettuare test di mercato e validare l’idea sul campo. In Mamazen facciamo proprio questo, creiamo startup che realmente soddisfino un bisogno di mercato, affidandole a founder esperti e preparati. Il modello dello Studio in questo modo mitiga il rischio di fallimento riducendolo dall’86% al 40% e consente in questo modo agli investitori esteri di disporre di un portafoglio di aziende il cui ritorno sul capitale atteso è superiore a quello di un portafoglio composto da startup “tradizionali” a parità di investimento”.
Dalla sua nascita, Mamazen ha lanciato il marketplace Orangogo che ha da poco portato a bordo Banca Patrimoni (Sella) all’interno di un Round complessivo nel quale sta raccogliendo 1,5 milioni di euro, la proptech Inpoi che ha chiuso un primo round pre-seed di 350.000 euro, ha raggiunto un ARR di circa 120.000€ e ha chiuso luglio con 20.000€ di ordini e infine la mensa digitale Morsy.it che è passata dai 50.000€ di fatturato del primo anno a circa 250.000€ nel 2021 e punta a chiudere il 2022 con 400.000€ di fatturato.
Farhad Alessandro Mohammadi ha inoltre partecipato, in qualità di speaker, lo scorso 13 agosto all’evento “TIE CM Retreat” organizzato da Tie.org, l’associazione no-profit indiana che si impegna a supportare gli imprenditori in tutte le fasi della creazione della propria impresa.
“Durante l’incontro gli imprenditori presenti hanno voluto approfondire le dinamiche che interessano il settore dell’innovazione nel nostro Paese ed è emerso un forte interesse da parte loro a investire nelle startup italiane – conclude Mohammadi – Sono felice di avere sentito un forte entusiasmo e una reale volontà di esplorare il nostro ecosistema da parte di imprenditori di successo con molteplici exit alle spalle e che oggi guardano al mercato italiano come uno dei prossimi mercati interessanti. Siamo in un buon momento, dobbiamo essere pronti a investire e dare il massimo per non perdere l’attimo”.