Il ptfe è senza dubbio uno dei polimeri più innovativi tra quelli che vengono usati in ambito industriale a causa delle performance eccellenti che è in grado di offrire. Esso viene considerato il capostipite di tutti i polimeri fluorurati, ed è conosciuto anche con il nome di teflon. Al pari degli altri polimeri fluorurati, anche il ptfe vanta ottime caratteristiche in termini di resistenza alle aggressioni chimiche e alle sollecitazioni termiche. Sin dalla sua scoperta, si è notato che questo materiale non può essere aggredito praticamente da nessun reagente chimico. Inoltre, esso è idrofobo e si caratterizza per una superficie scivolosa a tal punto che non vi può aderire nessun materiale.
Le caratteristiche innovative del ptfe
Se esposto alla luce, il ptfe non degrada. Inoltre, il suo punto di fusione è molto alto. Da queste caratteristiche derivano numerose possibilità di applicazione, in diversi contesti industriali: oggi il ptfe viene ritenuto a tutti gli effetti un materiale high tech a prestazioni elevate. È un polimero intrinsecamente puro, il che vuol dire che è privo di qualunque tipo di contaminante e non genera inquinamento chimico. Come tutti i polimeri fluorurati, non è biodegradabile e resiste alle aggressioni dei microrganismi. Infine, resiste all’ossidazione, è trasparente rispetto ai raggi UV ed è in grado di mantenere, anche a temperature ridotte, le proprietà che lo caratterizzano.
Le applicazioni industriali
Il ptfe viene realizzato, tra l’altro, per la produzione di tubi: quelli che ne scaturiscono sono elementi altamente flessibili e resistenti, che possono essere esposti a range termici molto ampi e sono in grado di sopportare pressioni elevate, garantendo al tempo stesso una frizione ridotta e una resistenza all’umidità ottimale. Tubi di questo tipo trovano spazio, per esempio, nel campo dell’automotive, perché permettono di gestire in maniera efficiente i fluidi corrosivi. Non solo: si ricorre ai tubi in ptfe anche per la realizzazione degli imballaggi, visto che essi sono adatti a entrare in contatto con i vapori e proteggono dal rischio di alterazioni organolettiche. Il ptfe può essere sterilizzato in maniera semplice ed è biocompatibile: per questo motivo si può usare per trasportare l’acqua potabile e nell’industria alimentare. I rivestimenti antiaderenti delle padelle che usiamo tutti i giorni in cucina sono, appunto, realizzati in ptfe.
I materiali plastici modificati
I materiali caricati con fibre e compositi rientrano, a loro volta, nel novero delle proposte più innovative per il settore industriale. Si tratta di compound che accentuano o migliorano alcune caratteristiche dei polimeri di base: le caratteristiche ottiche, per esempio, o quelle elettriche, ma anche quelle meccaniche o termiche. I coloranti e gli stabilizzanti di processo sono alcuni degli additivi che vengono usati più di frequente, insieme con i coloranti e i lubrificanti, che hanno lo scopo di diminuire l’usura e l’attrito. Le fibre di rinforzo per i materiali plastici, in particolare, aumentano la resistenza meccanica. Le fibre aramidiche, quelle di carbonio o quelle di vetro sono quelle che vengono impiegate più di frequente.
Il nylon
Nella famiglia dei polimeri innovativi va inserito anche il nylon, vale a dire la poliammide. Diverse sono le proprietà di questo materiale, che si caratterizza per una buona resistenza chimica e per una resistenza all’abrasione elevata. Esso, inoltre, vanta apprezzabili caratteristiche di smorzamento meccanico, di durezza e di resistenza meccanica. I semilavorati in nylon possono essere prodotti per colata o per estrusione: la prima procedura è ideale per particolari più grandi realizzati in quantità ridotte, mentre la seconda è da preferire per la realizzazione di particolari di dimensioni contenute con volumi più elevati.
Il polipropilene
Il polipropilene assicura purezza elevata e una resistenza chimica eccellente. Si tratta di un termoplastico cristallino che fa parte del gruppo delle poliolefine, realizzato attraverso la polimerizzazione catalizzata del propene. Sono tanti gli oggetti della nostra vita quotidiana che sono composti da polipropilene: si pensi, per esempio, agli scolapasta o agli zerbini, ma anche alle etichette delle bottiglie di plastica o alle capsule del caffè. Ancora, questo materiale si ritrova nei bicchieri di plastica bianchi, nelle custodie dei CD-ROM, nelle reti antigrandine e nei cruscotti e nei paraurti degli autoveicoli. Il polipropilene viene impiegato al posto del cloruro di polivinile come isolante per i cavi elettrici e per le reti delle zanzariere plissettate, così come per i tubi destinati al trasporto di gas e acqua.
I polimeri bioriassorbibili
Infine, vale la pena di citare i polimeri bioassorbibili a memoria di forma, indicati con la sigla SMPs, che possono essere impiegati, tra l’altro, in ambito medico. Come il loro nome lascia intuire, questi materiali nel momento in cui vengono sottoposti a uno stimolo esterno specifico hanno la capacità di modificare la propria forma, un po’ come avviene con le leghe metalliche a memoria di forma. Il vantaggio è che i polimeri sono più convenienti dal punto di vista economico e garantiscono una maggiore efficienza.