Golem e intelligenza artificiale: studiare il passato per un futuro migliore
Il rapporto uomo-macchina torna alla ribalta
I cambiamenti fanno sempre paura, soprattutto quando vanno a impattare la società. Oggi che siamo nel pieno della rivoluzione digitale tutti continuano a concentrarsi su quanti sono i lavori che verranno distrutti dalle macchine, piuttosto che pensare a quanti le macchine ne creeranno. Il pensiero del futuro è una costante, a tal punto che ne esistono infinite interpretazioni: a partire da panorami dai contorni apocalittici fino a fattorie verticali urbane. La realtà però è in realtà più semplice e al contempo più complessa.
In futuro ci saranno sicuramente più macchine e più tecnologie, ma a progettare il futuro siamo noi, adesso, nel presente. Questi sono quindi i momenti in cui noi dobbiamo scegliere senza paura e senza la ricerca del mito. L’uomo da sempre ha timore rispetto ciò che immagina e costruisce, quasi come se le nostre stesse opere potessero distruggerci. Questo è lo stesso atteggiamento che si sta verificando intorno all’intelligenza artificiale. Bisogna però cambiare prospettiva e prendere consapevolezza del fatto che siamo noi a costruire l’intelligenza artificiale e che dipende da noi mettere le basi per un futuro migliore di quello di cui abbiamo paura.
Intelligenza artificiale e paura: superare il mito e riconoscere le potenzialità
La storia si ripete all’infinito, e uno degli esempi più emblematici è quello della tradizione ebraica: il Golem. Si tratta di una figura antropomorfa fatta di argilla, che il rabbino di Praga, Jehuda Löw ben Bezalel, nel XVI secolo, plasmò e risvegliò allo scopo di proteggere il quartiere ebraico della città. I Golem però crebbero a tal punto da perdere la loro utilità, così che il rabbino decidette di disfarsene. Uno dei Golem però perse il controllo e inizia a distruggere tutto ciò che lo circondava. Così come oggi attiviamo Alexa pronunciando il suo nome, al tempo per risvegliare il Golem bisognava sussurrargli la parola “verità”, mentre per fermarlo “morto”.
Il timore che l’intelligenza artificiale e le macchine che costruiamo si ribellino a noi dovrebbe però spingerci maggiormente a lavorare in quest’ambito per approfondirlo. Intelligenza artificiale non è semplicemente scrivere un codice ma consiste nel chiedersi di cosa si tratta, da dove arriva e dove vuole arrivare. È immaginare e cercare di realizzare un futuro in cui l’intelligenza artificiale sia davvero a servizio dell’uomo. Per questo fin da oggi bisogna definire le potenzialità e limiti che si vogliono attribuire all’intelligenza artificiale, e svilupparla con in mente un futuro armonioso.
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