Una giornata dedicata ad un prezioso alleato per il sistema immunitario
Il latte è l’alimento più consumato al mondo. È nutritivo, economico, fondamentale per la crescita e per equilibrio alimentare a tutte le età. Ma non solo, grazie ad alcuni dei suoi componenti è un prezioso alleato per la prevenzione di alcune malattie e aiuta il sistema immunitario. È per questo che il primo giugno di ogni anno la Fao ha promosso la giornata mondiale del latte, e Cremona, da tempo celebra questo evento.
Cremona è indubbiamente la capitale italiana del latte e una di quelle europee e mondiali, come dimostra la sua storia e la sua tradizione. Basta guardare alle Rassegne zootecniche internazionale di Cremona, organizzate dall’Ente Fiera della città del Torrazzo e giunte ormai alla settantesima edizione. A Cremona si produce circa il 13% del latte nazionale ed in Lombardia questa percentuale sale ad oltre al 40%, con Cremona che si trova al centro di questa Regione, e che vede la presenza di numerose latterie cooperative ed industrie private attive nella raccolta e trasformazione del latte in prodotti di pregio e a denominazione di origine. Ne parliamo con Riccardo Crotti, promotore dell’iniziativa che si terrà, sia pure virtualmente, a Cremona il primo giugno, e presidente della Libera Associazione Agricoltori Cremonesi. Con Crotti ripercorriamo il significato sociale ed economico dell’evento.
Il latte, la sua produzione, trasformazione, conservazione e commercializzazione dei prodotti derivati sono al centro del sistema economico cremonese, lombardo e nazionale. Ciò fa sì che il sistema lattiero caseario nazionale sia il primo comparto per valore economico dell’agricoltura italiana e che contribuisce in modo determinante all’export dell’agroalimentare nazionale e all’equilibrio della bilancia dei pagamenti. L’evento di quest’anno, oltre a ripercorrere, i canoni classici della produzione lattiero casearia si cala anche nella realtà del momento che stiamo vivendo: la questione sanitaria. Per questa ragione la edizione 20221 della Giornata Mondiale del Latte – World Milk day ha un titolo emblematico: “Il latte: uno sprint per ripartire. Un prezioso alleato per il sistema immunitario”.
Ma anche un prezioso alleato per la ripartenza di un sistema economico che da tempo vede gli allevatori soffrire di una grave crisi economica con una concentrazione del valore lungo tutta la filiera produttiva, che il latte genera, troppo squilibrata verso valle, vale a dire nelle fasi di trasformazione e commercializzazione. La storia e la tradizione degli allevatori, del latte e dei formaggi cremonesi sono ben note ma qualche numero per rinfrescare la memoria e per evidenziare il loro peso economico in provincia é sempre interessante.
Giornata del latte 2021: sarà un’edizione tutta digitale
Le vacche da latte allevate sono circa 150mila, gli allevamenti, in costante calo numerico ma con dimensione sempre maggiori, circa 700. La produzione di latte della provincia è di oltre 11 milioni di quintali di latte, circa il 12-13 per cento della produzione nazionale e al 25 % di quello lombardo. Gli addetti all’allevamento sono circa tremila, con una occupazione generale, incluso l’indotto, di oltre cinquemila operatori. Un valore economico di oltre 200 milioni di euro per il solo latte alla stalla per la Lombardia.
Oggi gli allevatori, oltre ad una diminuzione della redditività, dovuta ad aumento dei costi di produzione, alla diminuzione del prezzo alla stalla, devono fare i conti anche con nuove richieste dei consumatori che trovano riscontro anche nei documenti di indirizzo politico della Unione europea, come il benessere animale e la salvaguardia ambientale. E sotto queste ultime voci ci sono parecchi vincoli: numero di animali allevati e spazi a loro disposizione, utilizzazione dei reflui ai fini della concimazione e direttive nitrati, ma anche altre indicazioni che si affacciano all’orizzonte come potrebbero essere i fosfati. Ma non solo: indicazioni relative anche alla gestione generale dell’allevamento e dei suoi mezzi di produzione: acque e foraggi soprattutto. Per non parlare delle nuove tendenze dei consumatori e delle mode vegetariane o vegane.
In una parola un forte impatto sulla gestione delle tecniche tradizionali di allevamento ed il loro impatto sui costi di produzione. Una sfida nuova e in continua evoluzione ma che va sempre nella direzione di porre maggiori vincoli tecnici ed economici nella gestione di un allevamento di vacche da latte. Che richiederebbe una maggiore considerazione da parte della società: presupposto indispensabile per arrivare ad una sua adeguata remunerazione. Soprattutto oggi che il ruolo del latte nella dieta è stato rivalutato, anche in considerazione dell’effetto benefico di alcuni suoi componenti, le lattoferrine, sulle difese e sul sistema immunitario.
Ildebrando Bonacini