Il Cineca a lavoro per scoprire il nemico del Covid
Il Consorzio Interuniversitario Cineca ha esaminato 500 miliardi di molecole al fine di verificare come possono interferire sul Coronavirus. Lo scopo della ricerca è studiare quali di queste possono rallentare o fermare la replicazione del virus SARS-COV-2. La notizia è stata lanciata dal Direttore di Cineca David Vannozzi, in occasione della settima edizione della Summer School di Motore Sanità: “Questa tecnica ha consentito di individuare già a fine aprile le prime 50 molecole da immettere negli studi in vitro”.
Di queste 50 molecole, che agiscono positivamente sulle proteine alla base dello sviluppo del virus ben 3 sono passate agli studi in vivo. L’obiettivo di questo studio è confermare il risultato precedente per poter accedere allo step successivo: la valutazione biologica, per eludere eventuali effetti collaterali. Terminati questi test, il passo susseguente sarà la validazione per l’utilizzo sull’uomo. “Alcune di queste molecole hanno già caratteristiche farmacologiche, per cui non necessitano di ulteriori studi di implementazione industriale”, afferma il dott. Vannozzi.
Molecole per fermare il Covid: la ricerca finanziata dalla Commissione Europea
“Tra i progetti di ricerca in corso spicca Exscalate4CoV, finanziato dalla Commissione Europea. Questo, vede impegnato un folto gruppo di centri di ricerca, anche del nostro Paese”, dice Vannozzi e continua “Il progetto è condotto da un consorzio che aggrega 18 istituzioni di 7 nazioni europee, di cui 9 italiane. Exscalate4CoV sta inoltre utilizzando il supercomputer Marconi100 del Cineca per passare in rassegna una vasta collezione di molecole. Parliamo di farmaci già approvati per l’uso nell’uomo e pronti per nuovi studi clinici.”.
“Il punto di partenza è proprio la piattaforma ExScalate, che raccoglie una libreria digitale di 500 miliardi di molecole di facile sintesi che, quindi, possono essere trasformate rapidamente in farmaci. Questo enorme database, sviluppato negli ultimi 15 anni e messo a disposizione della comunità scientifica, consente di prevedere con tecniche computazionali l’attività farmacologica di potenziali nuove terapie efficaci“, ha concluso Vannozzi.
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