Neuralink lancia Telepathy, il primo chip impiantato in un cervello umano
Telepathy si propone di rilevare i segnali cerebrali e trasmetterli a un’interfaccia che li elabora, permettendo così di interagire con un computer mediante il proprio pensiero
Neuralink ha impiantato per la prima volta un chip nel cervello di un essere umano e ad annunciarlo è stato Elon Musk in persona. L’obiettivo del progetto è quello di aiutare persone con patologie neurologici e lesioni che abbiano limitato le funzioni basilari della vita quotidiana. Telepathy dovrebbe infatti essere in grado di captare segnali cerebrali ed trasferirli a un’interfaccia che li elabora, consentendo alla persona di utilizzare un telefono, un pc o altri dispositivi tramite il pensiero.
Neuralink chip Telepathy: come funziona?
Il primo chip di Neuralink è Telepathy e mira a stabilire un collegamento diretto tra l’essere umano e un computer. Questo dispositivo, dotato di sensori specifici, è progettato per raccogliere segnali cerebrali e trasformarli, consentendo alle persone di eseguire azioni sul computer mediante il pensiero. Il chip ha cinque componenti fondamentali: una capsula esterna in materiale biocompatibile, una batteria ricaricabile, dei microchip incaricati di tradurre e trasmettere i segnali cerebrali ai dispositivi, e infine 24 fili dotati di 1024 elettrodi che vengono collegati al cervello.
Per installarlo, è stato ideato un robot capace di eseguire la procedura con estrema precisione. La testa del robot monta sistemi ottici in grado di condurre una tomografia (OCT) e un sottile ago, che inserisce e rilascia i fili contenenti gli elettrodi. Elon Musk ha dichiarato che i primi beneficiari saranno i soggetti affetti da una paralisi degli arti, mentre Neuralink ha allargato la rosa di candidati alla sperimentazione a persone anche con lesioni al midollo spinale cervicale o con la SLA.
L’opinione degli scienziati sul tema
Sull’impianto di un chip nel cervello di un essere umano, al momento non esiste una pubblicazione scientifica, e pertanto è necessario procedere con cautela prima di considerare applicazioni per la cura di malattie neurologiche. Paolo Maria Rossini, direttore del dipartimento di Neuroscienze e neuroriabilitazione dell’IRCCS San Raffaele di Roma, ha spiegato in una nota:
L’annuncio dell’impianto cerebrale su di un essere umano è interessante, ma l’entusiasmo che ha suscitato è per ora poco motivato. Sappiamo solo che il paziente si sta riprendendo bene dall’intervento e che i contatti tra microelettrodi e neuroni sono funzionanti. Di conseguenza le prossime giornate e settimane saranno determinanti per comprendere se e quanto questo tipo di approccio potrà dare le risposte paventate.