SEC Newgate indagando sul tema ha evidenziato un certo pessimismo sulla strada intrapresa dal nostro Paese
In Italia, più di 6 persone su 10 hanno una percezione negativa della direzione intrapresa dal Paese in termini di sostenibilità, nonostante nell’ultimo anno sia aumentata in modo significativo la percentuale di coloro che hanno un’opinione positiva al riguardo (dal 21% del 2022 al 39% del 2023). Un senso di pessimismo che riguarda sia l’operato delle istituzioni sia l’impegno delle imprese, piccole e grandi, ma che non diminuisce l’interesse degli abitanti della Penisola verso le questioni ESG, che risulta invece in crescita. Di qui aspettative sempre più alte e la richiesta che alle dichiarazioni di intenti seguano azioni concrete, delle istituzioni e delle aziende. È quanto emerge riguardo all’Italia nella terza edizione della ricerca internazionale ESG Monitor di SEC Newgate, gruppo globale di comunicazione strategica, advocacy e ricerca.
Sostenibilità in Italia: come siamo messi sul fronte istituzionale?
Sul fronte delle istituzioni, gli italiani ritengono che le priorità da affrontare siano un’assistenza sanitaria di qualità e a prezzi accessibili (38%), il miglioramento delle retribuzioni e delle condizioni dei lavoratori (30%) e la necessità di limitare la pressione del costo della vita (27%). I risultati mostrano anche un aumento significativo delle preoccupazioni riguardanti il grado di preparazione alle catastrofi naturali (in crescita di +5 punti percentuali) e il rafforzamento della risposta alla violenza contro le donne (+3 p.p.). Priorità che si legano indissolubilmente alle problematiche ambientali e sociali che stanno caratterizzando le cronache del nostro Paese ormai da diverso tempo.
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Complessivamente, l’ESG Monitor rileva che, nonostante le pressioni legate all’elevato costo della vita, gli italiani risultano tra i più attenti ai temi della sostenibilità a livello mondiale, con l’82% delle persone che afferma di essere interessato alle questioni ambientali, sociali e di governance (ESG), posizionandosi secondi solo agli Emirati Arabi Uniti (86%). Un dato in crescita del +10% rispetto al 72% dello scorso anno, in cui le risposte nazionali erano risultate influenzate dalla crisi geopolitica mondiale.
Gli effetti sul business non vanno sottovalutati
“Rispetto a quanto rilevato nella scorsa edizione dell’ESG Monitor – ha dichiarato Fiorenzo Tagliabue, Group CEO di SEC Newgate – quest’anno notiamo una decisa ripresa dell’interesse degli italiani rispetto ai temi ESG. Si tratta di una conferma dell’importanza della sostenibilità nell’agenda della comunità italiana, dopo il calo di interesse dell’anno scorso per effetto della guerra in Ucraina e dell’aumento del costo della vita. Istituzioni e imprese sono perciò chiamate ad impegnarsi in maniera decisa su questi temi, dimostrando di essere in grado di ottenere risultati positivi a livello ambientale e sociale attraverso le proprie iniziative ed evitando, di conseguenza, fenomeni di greenwashing che incidono negativamente sulla reputazione”.
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Infatti, come evidenzia il report, il mancato impegno delle imprese in ambito ESG, unito alla mancata o scarsa condivisione dei propri sforzi, può incidere negativamente sull’attrazione e fidelizzazione dei clienti. In altre parole, le opinioni degli italiani sull’impegno ESG hanno un impatto sui loro comportamenti: la scelta del cibo che mangiano (71% dei rispondenti), i prodotti che acquistano (69%), le modalità di viaggio e le intenzioni di voto (62% in entrambi i casi). L’impegno concreto vale anche più dei risultati: anche se non dovessero ottenere risultati soddisfacenti al primo tentativo, le aziende dovrebbero continuare a provarci e moltiplicare il proprio impatto collaborando con altre organizzazioni e responsabilizzando i membri delle comunità.
Inoltre, oltre 7 persone su 10 (72%) ritengono che le aziende dovrebbero comunicare in modo più trasparente e facile i risultati del loro impegno in ambito ESG a consumatori e investitori. Per garantire tale impegno, il 75% degli intervistati (70% a livello globale) ritiene che tocchi ai governi fare di più per introdurre e applicare norme più efficaci e cogenti in materia di comunicazione ambientale, così da contribuire a garantire condizioni eque. Tuttavia, sono pochissimi gli italiani (7%) che dichiarano di cercare spesso informazioni o di fare ricerche sulle attività o sulle prestazioni ESG di un’azienda e il 49% dichiara di non fidarsi di ciò che le aziende dichiarano sulle attività o performance ESG.
“È chiaro che oggi una strategia ESG efficace è fondamentale per la reputazione. I consumatori si aspettano un’autentica responsabilità sociale da parte delle imprese e la pressione finanziaria sul costo della vita è un fattore che non intacca queste aspettative”, ha affermato Sue Vercoe, Managing Director di SEC Newgate Research e Partner di SEC Newgate Australia. “La prima cosa che le aziende devono fare è analizzare attentamente il proprio impatto sulle persone e sul pianeta. Per quanto riguarda la comunicazione, devono concentrarsi sulle azioni ESG che contano di più per i consumatori. Devono anche scegliere temi su cui hanno credibilità per parlare. Le persone vivono una vita frenetica e può essere una sfida riuscire a farsi capire e a essere credibili. La nostra ricerca mostra che c’è una strada da percorrere”, ha poi concluso.
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Fiorenzo Tagliabue, Group CEO di SEC Newgate, ha aggiunto: “Dalla nostra ricerca emerge quanto i cittadini siano cambiati e in tutto il mondo si aspettino che le organizzazioni prendano decisioni considerando fin dal principio l’impatto che avranno sul pianeta e sulle persone. Per farlo possono contare su una moltitudine di organizzazioni con cui collaborare, e naturalmente anche sui comunicatori. Da parte nostra, il Gruppo continua a crescere nelle competenze in materia di ESG e può affiancare le imprese nel focalizzare la comunicazione in funzione delle differenze generazionali e regionali”.