Un valido esempio di economia circolare
SPlastica, start up guidata da Emanuela Gatto, ricercatrice del Dipartimento di Scienze e Tecnologie chimiche di Tor Vergata, attraverso una tecnologia innovativa, trasforma il latte scaduto in bioplastica con la possibilità di produrre bottiglie, stoviglie e vari gadget 100% biodegradabili e compostabili. In questo modo è possibile usare il latte scaduto, un alimento non più vendibile, che altrimenti sarebbe catalogato come rifiuto.
Tra le tante virtù, riconosciute da vari nutrizionisti, che rendono il latte e i latticini elementi indispensabili per una alimentazione sana ed equilibrata, possiamo aggiungere un elemento in più, perché il latte esprime un’utilità anche una volta scaduto, quando cioè non è più valido per essere consumato o utilizzato per ricavarne i suoi squisiti derivati: un ottimo esempio di economia circolare.
Splastica latte scaduto utilizzato per produrre plastica biodegradabile
Come ha dichiarato la stessa Emanuela Gatto al Messaggero: “La S di Splastica vuole essere privativa, perché speriamo di splasticare il mondo! La nostra plastica è compostabile e biodegradabile, ottenuta a partire da scarti alimentari. I nostri oggetti in condizioni normali sono stabili per due o tre anni, non si deteriorano. Se vengono messi in una compostiera organica invece si compostano in soli 45 giorni, due mesi al massimo. Sembra una magia ma invece è la natura che è meravigliosa”.
Mentre altre materie dalle quali si ricavano bioplastiche, come mais e patate, sono soggette a stagionalità, il latte non presenta questa tipo di problema; inoltre, e soprattutto, è da considerare che il costo del materiale di scarto è relativamente basso e consente perciò di realizzare prodotti a basso costo.
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