Stimata una chiusura del 2021 con 2,1 milioni di ricavi e una crescita del +80% rispetto al 2020
Flazio, il Site Builder italiano nato nel 2011, è arrivato al nono anno di attività, guardando già ad un decimo anno che si preannuncia ricco di sfide positive. Nato con la volontà di rendere più accessibile ai non addetti ai lavori il mondo della progettazione di siti web, Flazio.com ha innovato il mercato dei siti web, riducendo drasticamente i prezzi medi per la loro realizzazione e rendendo il web più accessibile a tutti. Sono oltre 1 milione in tutta Italia i siti web costruiti grazie alla piattaforma, che solo nell’ultimo anno è cresciuta del +80%.
Gli utenti danno sempre più per scontato che un professionista o un’azienda abbiano una propria presenza online e che, la presenza su un social network, sia supportata da un più solido sito web propietario cui fare riferimento per ogni approfondimento. Ecco perché le aziende, in maniera crescente, cercano di costruirsi una presenza online stabile e coerente.
Flazio sito web, il site builder italiano, compie 9 anni
Nell’anagrafica dei domini italiani, le imprese rappresentano oltre il 50% della tipologia di utenti che registrano un dominio, contro appena il 32% delle persone fisiche. Sono però i liberi professionisti a fare la differenza: quasi 30.000 i nuovi domini registrati nel 2020, la presenza digitale di questa categoria è cresciuta del 35% in un solo anno. Va tenuto in considerazione anche che vendita di beni o servizi mediante proprio sito web nel 2020 riguardava ben il 17,4% delle imprese italiane dai 3 addetti e oltre.
“Nel 2011, quando Flazio.com ha visto la luce, il mondo del web aveva un aspetto decisamente diverso e sebbene la comunicazione digitale fosse già parte integrante della quotidianità di migliaia di utenti, in pochi avrebbero potuto immaginare quanto pervasiva sarebbe diventata negli anni successivi – racconta Flavio Fazio, Fondatore e CEO di Flazio.com – L’intuizione di Flazio.com è stata proprio quella di cogliere come l’evoluzione della piccola media impresa italiana passasse per una digitalizzazione che aveva bisogno di strumenti semplici e democratici per attuare il cambiamento”.
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