
Per 1 italiano su 3 è una buona opportunità di lavoro
Sarà l’effetto della pandemia, la paura del futuro che ha generato e la rivalutazione di beni e servizi essenziali come la disponibilità di cibo sicuro, di buona qualità, prodotto localmente, di facile accessibilità e a prezzi contenuti che ha fatto rivalutare il ruolo dell’agricoltura nella società moderna e di chi vi si dedica? Non è dato da sapere con evidenza scientifica ma sicuramente un nesso c’è. Visto che, come tutti ricordano in occasione dei primi giorni di lockdown, si erano verificate vere e proprie corse all’accaparramento di alimenti nei supermercati, con le file degli scaffali vuoti e la contestuale rivalutazione dei negozi di alimentari di vicinato. Fenomeni tipici dei periodi bellici. I beni di prima necessità vengono ricercati e rivalutati.
Considerazioni che emergono dai risultati di una indagine condotta dall’Osservatorio Reale Mutua dedicato all’agricoltura secondo il quale Un italiano su tre – il 32% – vede nell’agricoltura un interessante ambito di lavoro, un settore ampio e diversificato in cui sviluppare competenze e crescere professionalmente. Un dato importante in un anno complesso per l’Italia e per l’agroalimentare a causa degli effetti della pandemia di Covid-19.

Foto: Pexels
Agricoltura e lavoro: cosa ne pensano gli italiani
In particolare, la ricerca mette in luce che, secondo gli italiani, l’agricoltura può essere un buono sbocco lavorativo per i giovani, capace di dare soddisfazioni e di trasformare una passione in una professione. Le nuove generazioni possono trovarvi una realtà formativa e altamente stimolante, per quanto piuttosto faticosa. Altri dati emersi dalla ricerca dell’Osservatorio: lavorare in agricoltura ha molti aspetti positivi: tra i principali, per quasi uno su due, il 42%, offre l’opportunità di riavvicinarsi alle tradizioni e al territorio e un ulteriore 38% sottolinea il senso di realizzazione che deriva dal veder concretizzarsi davvero gli sforzi compiuti col proprio lavoro.
Ma cosa rappresenta l’agricoltura agli occhi degli italiani? Il 32% degli intervistati la associa alla parola tradizione, e quindi al legame con i valori e le specificità del territorio, e un ulteriore 26% la connette all’idea di salute e sana alimentazione. Per un italiano su cinque, invece, il primo pensiero è quello della fatica connessa al lavoro nei campi, mentre per il 15% agricoltura vuol dire soprattutto Made in Italy e le sue eccellenze dell’agro alimentare.

Foto: Pixabay
Agricoltura e lavoro: le parole di del direttore Michele Quaglia
Ha commentato i dati della ricerca Michele Quaglia, Direttore commerciale e Brand del Gruppo Reale Mutua: “L’agroalimentare è comparto assolutamente centrale per l’Italia che quest’anno ha dovuto, e deve tuttora, confrontarsi con gli effetti della pandemia di Covid-19. L’auspicio è che il settore nel suo insieme e il Paese riescano a superare questa nuova fase di difficoltà e intraprendere appieno il cammino della ripresa. Oggi l’agricoltura è percorsa da grandi forze di trasformazione e innovazione, dagli sviluppi tecnologici al tema della sostenibilità. Noi di Reale Mutua insieme ai nostri Agenti siamo da sempre vicini a questo mondo, e proteggiamo le sue imprese, persone e colture con un’offerta assicurativa che copre molteplici rischi, dai cambiamenti climatici ed eventi atmosferici fino alle garanzie per responsabilità civile, assistenza, furto, guasto ai macchinari; inoltre, affianchiamo le aziende anche nel gestire i nuovi rischi e le nuove, grandi sfide che si pongono con l’evoluzione del settore. In quest’ottica rientra AGRIcoltura100, il progetto che abbiamo lanciato con Confagricoltura per supportare le imprese innovative e sostenibili e sviluppare una conoscenza sempre più approfondita delle dinamiche del rischio agricolo, cui rispondere con soluzioni assicurative all’avanguardia”.
Dunque un progetto innovativo sviluppato dal gruppo Reale Mutua e Confagricoltura che intende andare nella direzione di sostegno all’attività agricola che dalla pandemia ha avuto indubbie ripercussioni che come stima il CREA nel suo ultimo bollettino CreaAgritrend ha visto una riduzione del 12,8% del PIL agricolo nel secondo trimestre 2020 rispetto ai tre mesi precedenti. Ma, insieme a ciò, l’agricoltura si trova ad affrontare anche altre tematiche ormai entrate nel percepito degli italiani: in primis quella del cambiamento climatico e dell’inquinamento. Un intervistato su quattro cita anche i limiti spesso posti da normative vincolanti e un ulteriore 8% individua tra i fattori contrari la diffusione di mode che promuovono prodotti alimentari esotici. Di fatto uno strumento in più per le imprese agricole nel sostenere la loro attività che viene ampiamente riscoperta dagli italiani.
Per approfondire il tema leggi altri articoli cliccando qui
Ildebrando Bonacini