Dalla Spagnola al Coronavirus: ripensare lo spazio circostante
Nel secolo scorso, tra il 1918 e 1920 l’influenza spagnola si diffuse nelle Americhe ed in Africa e fu censurata per non incutere terrore tra le popolazioni che stavano affrontando la Prima Guerra Mondiale. Gli effetti, però, furono devastanti, ancora più dello stesso conflitto. La pandemia, tuttavia, cambiò in modo significativo gli equilibri politici ed economici, tanto da innescare il crac economico del ’29 e l’inevitabile Seconda Guerra Mondiale. Sul piano sanitario ebbe una grande evoluzione nel settore assistenziale con la nascita del CNAS che assunse il nome del INPS, un ente che segnò un cambiamento epocale sul piano sanitario e sociale. Questo perchè prima i diritti erano pressappoco inesistenti rispetto ai doveri in ambito lavorativo.
Con questi cambiamenti anche paesi colonizzati, come l’India e il Sud Africa, affrontarono mutazioni sociali importanti dovute alla crescita dell’assistenza sociale, della medicina alternativa e della cura del corpo con lo sport all’aria aperta. La pandemia, inoltre, ebbe anche una funzione decisiva sulla fine della guerra mondiale dovuta agli accordi di pace tra i paesi Europei devastati da tante morti tra i civili. Adesso, dopo 100 anni, il Covid-19 che, osservato in un’ottica globale tramite l’analisi della popolazione, dei comportamenti antropologici dell’uomo e sociali, avrà un impatto importante sulla coscienza umana nel futuro. L’architettura e l’architetto potrebbero essere protagonisti fondamentali di questa fase di trasformazione: questa disciplina può ripensare alla vita delle persone attraverso la progettazione dello spazio a loro circostante. Ma in che modo?
Riprogettare lo spazio in risposta al Covid-19
Prima del Covid-19, eravamo abituati a concederci tutto ed a lavorare a ritmo intenso senza sosta e senza il rispetto dell’ambiente. Pura frenesia, ma abituati a tutto questo, pensavamo fosse il modo migliore di vivere stando bene. Ore di lavoro ci portavano fuori lontano dalla nostra abitazione tutto il giorno ed il poco tempo passato a casa era impiegato guardando un film o al cellulare ad impalcare amicizie virtuali. La vita non consisteva più nell’assaporare ogni istante, la natura, l’aria pura e l’ambiente circostante, ma nel riempirlo freneticamente. La permanenza della pandemia ha cambiato l’individuo nel suo modo di concepire lo spazio “casa”: dal luogo in cui si hanno libertà di movimento limitate diventa un luogo protetto e sicuro in cui ci si rifugia e protegge dal contagio.
Dall’utilizzo di dispositivi di protezione individuali all’implementazione di un cambiamento nel comportamento umano su larga scala. Tutti stanno unendo le forze per combattere la “battaglia” contro il nuovo Coronavirus. E anche lo spazio che ci circonda può contribuire alla prevenzione, mitigazione e controllo delle malattie infettive, ma solo se vengono eseguiti corretti interventi di retrofit o, nel caso di nuovi edifici, una attenta progettazione. Dalla tipologia di pavimentazione, alla scelta di materiali, alla corretta circolazione dell’aria: ogni accorgimento progettuale è fondamentale.
Coronavirus spazio pubblico privato: che ruolo hanno sulla vita delle persone?
Non mancano insomma, le proposte fattive di chi avanza una riflessione e di chi ribadisce il ruolo dell’architettura per programmare e costruire città diverse e spazi privati. In primis, l’arduo compito dell’architetto è, quindi, quello di ridefinire lo spazio privato affinché sia uno spazio funzionale alla lotta contro la pandemia. La casa dovrebbe avere un filtro disinfezione all’ingresso affinché le cariche batteriologiche esterne restino sulla porta, non necessariamente imponendo ad un ospite di levarsi le scarpe. Il concept di “casa” cambia perchè la sala avrà la funzione di un office durante il giorno per favorire il lavoro da remoto. Dall’altra parte, però, cambia in base alle esigenze per momenti informali, di relax, di vita domestica condivisa.
E per quanto riguarda lo spazio pubblico? La parola chiave è sicurezza, in quanto si mira ad organizzare la città, spazi aperti e servizi, in modo da garantire la ripresa delle attività nel rispetto del distanziamento sociale. Tutti i servizi connessi alla vita di tutti i giorni, dall’acquisto di generi alimentari a qualsiasi servizio richiesto, avrà una gestione in delivery: non è più l’uomo che si sposta ma le sue richieste ed esigenze al suo servizio, dei suoi famigliari e dei suoi amici. Per quanto riguarda la struttura delle abitazioni, le piccole e incontaminate comunità sostituiranno le grandi e popolose metropoli, presentandosi in quartieri chiusi e sicuri non contaminabili: il verde sarà più presente nella vita di tutti i giorni ed il cemento lascerà più spazio a materiali naturali.
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