Social Warning ha condotto uno studio e promuove ora la campagna #consapevolidigitali
L’osservatorio scientificodella no profit Social Warning – Movimento Etico Digitale ha condotto una ricerca che ha apportata dei risultati a dir poco preoccupanti. Il 79% di un campione di 2000 ragazzi tra gli 11 e i 18 anni trascorre più di 4 ore al giorno sui social, cioè 28 ore alla settimana, circa 5 giorni al mese e due mesi all’anno. La maggior parte dei giovani inoltre sblocca lo smartphone circa 120 volte al giorno per interagire sui social, per guardare film, per ascoltare musica. Insomma, per tutto. E guai a interromperli: sono talmente assorti da percepire ogni interferenza esterna come un attacco personale.
Il fondatore dell’organizzazione, il venticinquenne Davide Dal Maso, ha dunque affermato: “L’unico antidoto alla dipendenza da smartphone è l’educazione digitale anche in classe”. Ha poi illustrato alcuni rimedi contro tale problema, supportando la prima campagna di sensibilizzazione a livello nazionale sul tema. Sono infatti numerose le testimonianze di bambini e ragazzi che usano il cellulare da quando si svegliano a quando dormono. Ciò provoca spesso difficoltà nella concentrazione e nella relazione con gli altri. Si tratta di nomofobia, ovvero dipendenza da smartphone, che genera anche irascibilità e aggressività.
Dal Maso oltre ad essere fondatore della no profit è anche il primo docente ad aver portato l’educazione civica digitale in classe. È stato addirittura inserito da Forbes tra i primi cinque under 30 italiani più influenti nel settore Education. Il suo obiettivo è creare cento nuove scuole in tutta Italia con formatori e volontari (ad oggi 150) che promuovano l’uso consapevole di Internet. Sono tanti i rischi legati ai social network: iper connessione, fake news, cyberbullismo, revenge porn. È dunque importante che i ragazzi imparino a riconoscerli tramite incontri e corsi che spieghino loro la maniera corretta di approcciare la rete.
Social Warning dipendenza da smartphone: i problemi e le soluzioni
Tutti i problemi evidenziati sopra sono stati sicuramente aggravati dall’emergenza Covid-19. Infatti lo smartphone per molti è diventato l’unico mezzo di comunicazione con il mondo esterno. Se già prima l’utilizzo era altissimo, durante i mesi di isolamento è aumentato esponenzialmente. Dal Maso spiega quale sia la duplice natura degli smartphone: “Sono capaci di semplificare la vita, abbattere i confini, creare aggregazione sociale se usati in modo corretto e consapevole. Mentre diventano portatori di ansia, depressione e senso di inadeguatezza se utilizzati in maniera smodata e inconsapevole.” Dunque durante il lockdown si è rivelato da una parte un mezzo per contattare amici e parenti, dall’altra un dispositivo che può fare dipendenza.
Molti giovani si rendono conto del proprio problema, eppure non riescono a risolverlo. Continuano a trascorrere sullo smartphone moltissime ore del giorno e anche della notte. Un adolescente dovrebbe dormire in media 8-10 ore. La maggior parte o non dorme, o dorme male. Il tutto per via dei social. La campagna di Social Warning ha avvitato un crowdfunding per riuscire a sensibilizzare sempre più scuole in tutta Italia attraverso interventi su un uso consapevole di Internet. Così si riescono a formare sia i ragazzi, sia le famiglie e i genitori.
Per concludere, quattro consigli pratici per non cadere nella nomofobia. Innanzitutto bisogna tenere d’occhio il tempo d’uso dello smartphone attraverso una funzionalità che è possibile impostare direttamente dal dispositivo. Poi si possono stabilire delle “no-smartphone zones”, ovvero luoghi in casa dopo il telefono non può entrare, come la sala o la cucina. Inoltre è d’obbligo tenere il cellulare fisicamente lontano quando si è alla guida, per esempio nel vano portaoggetti, in modo da evitare eventuali distrazioni. Infine, sarebbe meglio disattivare le notifiche, un accorgimento banale che potrebbe fare la differenza permettendoci di non controllare il telefono in continuazione.
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