Covid-19: l’Agrifood si ridimensiona, ma resiste
Si è concluso il Forum delle Economie sulla filiera Agrifood promosso da UniCredit, Slow Food e Nomisma. Un confronto nato per discutere sui principali trend che influenzano il percorso evolutivo dell’agroalimentare, svoltosi a Terra Madre Salone del Gusto 2020. La filiera agroalimentare italiana rappresenta un asset strategico per il nostro Paese, anche per la sua elevata rilevanza socioeconomica. Considerando solo la fase produttiva (agricoltura e industria alimentare), il valore aggiunto si avvicina ai 59 miliardi di euro. Il che posiziona l’Italia al terzo posto in Europa, dopo la Francia (78 miliardi) e la Germania (61 miliardi). Dai dati emersi dal focus, però, nemmeno l’agrifood è stato risparmiato dalla pandemia, sebbene si sia dimostrato più resiliente di altri settori manifatturieri italiani.
Il fatturato dell’agroalimentare mostra un andamento negativo a partire da aprile ed è ancora previsto un calo significativo entro la fine dell’anno. Tanto che il fatturato dei consumi fuori casa, dopo l’incremento del 14% negli ultimi cinque anni, è calato del 23% nel primo trimestre 2020 per bar e ristoranti, e del 64% da aprile a giugno. “In uno scenario di mercato dominato dall’incertezza a livello globale, la pandemia genera di continuo nuove sfide a cui sono chiamate le nostre imprese. In questo contesto, si inserisce la collaborazione tra Nomisma e Unicredit“, ha spiegato Denis Pantini, Responsabile Agricoltura e Industria Alimentare di Nomisma. Tra gli obiettivi, quindi, una condivisione strategica tra le due realtà per garantire una “competitività sostenibile” al sistema agroalimentare italiano.
L’agroalimentare italiano sulla via del Green Deal UE
Il Forum delle Economie ha visto la partecipazione di Remo Taricani, Co-Ceo Commercial Banking Italy UniCredit e Paolo De Castro, della Commissione Agricoltura Parlamento Europeo. E, ancora, Giancarlo Licitra, Founder e Managing Director LBG, Maria Teresa Mascarello, Cantina Bartolo Mascarello e Francesco Sottile di Slow Food Italia. Infine, Costantino Vaia, D.G. del Consorzio Casalasco del Pomodoro, Davide Vernocchi, Presidente di Apo Conerpo. La giornata è stata moderata da Antonio Puzzi, Giornalista e Antropologo. Le conclusioni sono state affidate a Stefano Gallo, Responsabile Territorial Development & Relations UniCredit.
“Il Green Deal – ha dichiarato Remo Taricani – pone sfide non più procrastinabili al nostro settore agroalimentare. Se da un lato potremo contare sulle importanti risorse di Next Generation UE, dall’altro siamo tutti chiamati ad una attenta opera di pianificazione e condivisione degli interventi strategici. Partendo da questa consapevolezza, abbiamo avviato una partnership con Nomisma che cercherà di identificare le principali aree d’intervento e i migliori percorsi operativi utili alle nostre filiere integrate”. E conclude dicendo che il posizionamento pan-europeo di UniCredit permette il confronto costante con le migliori best practice internazionali. L’obiettivo è quello di cogliere spunti di miglioramento da condividere con gli stakeholder del settore.
Terra Madre: Forum sull’Agrifood Forum delle Economie
Secondo i dati Nomisma, il settore agroalimentare ha accusato forti colpi inferti dalla pandemia da Covid-19. A partire dalla scorsa estate, anche le vendite al dettaglio sul mercato nazionale e l‘export di prodotti alimentari sono passate in territorio negativo. Complice la chiusura della ristorazione e del consumo fuoricasa, che in Italia incide per circa un terzo sul valore dei consumi alimentari, ma negli Stati Uniti costituisce il 45%. Anche il crollo degli arrivi dei turisti dall’estero ha giocato una parte fondamentale: nel 2019, la spesa presso i ristoranti italiani dei turisti stranieri era stata di 10 miliardi di euro.
Tra chi è stato maggiormente colpito dalla crisi figura il vino, una delle nostre eccellenze del Made in Italy, che nei primi sette mesi del 2020 ha visto calare l’export (-3%). E all’interno del settore, i vini a denominazione (DOP) sono quelli ad aver sofferto di più. Al contrario, ci sono stati altri prodotti che proprio grazie al lockdown hanno registrato aumenti nell’export a doppia cifra. È il caso della pasta (+23%) o della passata di pomodoro (+10%). Tuttavia, se da una parte la pandemia da Covid-19 è alla base della forte riduzione del Pil prevista per l’anno in corso, dall’altra è responsabile dello sviluppo dell’e-commerce e della diffusione della digitalizzazione.
La pandemia ci lascia in eredità diversi mutamenti, i cui effetti si consolideranno anche nei prossimi anni: gli obiettivi di sostenibilità ricercati dai consumatori, ma anche imposti dalle politiche comunitarie (Green Deal), favoriranno gli investimenti green nelle imprese. Senza dimenticare le tre sfide di mercato che attendono le nostre aziende agroalimentari: la questione della Brexit che mette in discussione quello che per l’Italia rappresenta il quarto mercato di sbocco per l’export agroalimentare. L’evoluzione dei rapporti commerciali con gli Stati Uniti a seguito dell’esito delle elezioni presidenziali americane. Infine, la necessità di diversificare i mercati di sbocco per cui il grado di concentrazione sull’export alimentare italiano risulta pari al 52%, contro il 47% di quello francese o il 44% di quello tedesco.
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