Urge un nuovo approccio per affrontare la trasformazione digitale
Forcepoint, compagnia di cybersecurity, crea un sondaggio sulla riguardante la sicurezza informatica in questo particolare momento storico. Milioni lavoratori in tutto il mondo hanno deciso di passare allo smart working a causa della pandemia e le capacità tecnologiche delle aziende sono messe a dura prova. In pochissimo tempo infatti hanno dovuto implementare attività che, normalmente, avrebbero richiesto mesi o anni. Leader organizzativi e dipendenti si sono già abituati alla situazione dopo lo sconvolgimento iniziale.
La sicurezza informatica già importantissima prima, durante il lento percorso verso la digitalizzazione, assume ora un ruolo fondamentale: a causa dell’elevato numero di dispositivi endpoint individuali connessi alla rete aziendale, le potenziali violazioni e gli eventuali rischi sono in costante aumento. Le aziende stanno lottando per rimanere sul mercato portando avanti in modo stabilmente le proprie attività. Sarebbe un disastro essere oggetto di attacchi informatici, ma i cyber criminali sfruttano al massimo questa situazione.
Forcepoint ha recentemente intervistato 200 CEO e CISO in diversi settori per conoscere le loro priorità, ora e in futuro. Il 76% degli intervistati ha manifestato preoccupazione per le possibili violazioni, ma allo stesso tempo, l’87% pensa che il proprio team di sicurezza sia costantemente in vantaggio rispetto alle potenziali minacce. Oltre ad investire in una maggiore capacità tecnologica, le aziende gestiscono il potenziale aumento del rischio informatico, di cui sono per gran parte consapevoli. La trasformazione digitale in corso ha accresciuto il ritmo con cui le minacce informatiche possono diffondersi.
Cybersecurity sondaggio Forcepoint: il modello SASE
Il sondaggio ha anche evidenziato una separazione sul giusto approccio da adottare per la sicurezza informatica: in linea di massima i CEO preferiscono essere proattivi e concentrati sul rischio, mentre i CISO vorrebbero adottare metodi più reattivi e incentrati sugli incidenti. Questi ultimi infatti hanno un maggiore senso di attività sul campo, ma così non si risolve il problema alla radice. Ciò che rende tutto più complesso è il fatto che le aziende scelgano diversi fornitori per i diversi prodotti. Ciò non garantisce maggiore sicurezza: un numero elevato di sistemi e software che lavorano contemporaneamente è difficile da gestire.
Una soluzione di sicurezza convergente, secondo una logica Secure Access Service Edge (SASE), garantisce invece la protezione dei dati e degli utenti come identità digitale con un approccio consolidato e basato su un rischio accettabile. In questo modo le diverse sedi, gli utenti remoti e mobili possono connettersi a qualsiasi risorsa aziendale, con una ottimizzazione della connessione e una sicurezza più efficace. Il tutto per garantire una superiore “customer experience” per l’utente. Tale approccio è funzionale perchè concentrandosi sul normale comportamento degli utenti gli incidenti sospetti diventano molto più evidenti.
Emiliano Massa, Vice President Sales Southern Europe & Benelux di Forcepoint, dichiara: “L’ufficio fisico per molti di noi sarà solo una delle tante opzioni. È probabile che lo smart working, per diverso tempo, continui ad essere una modalità operativa molto usata. Avranno più successo le aziende che guarderanno a come persone e dati interagiscono, piuttosto che concentrarsi su minacce specifiche. Lavorare sulla base di regole e politiche statiche crea troppi ‘falsi positivi’, al punto che le minacce reali possono scivolare inosservate. Le azioni dei leader determineranno se le loro aziende avranno successo o sopravvivranno”.
Per altre novità nel campo del web clicca qui