
Una guida per capire la vera natura del lavoro a distanza
Prima del 2020 lo smart working era un fenomeno di nicchia. È stato il lockdown ha dargli grande popolarità. L’inaccessibilità degli uffici e l’emergenza sanitaria infatti hanno costretto tutti a casa. In realtà moltissime persone hanno praticato un “lavoro a distanza forzato” più simile al telelavoro che non allo smart working. Ce lo spiega Dario Villa nel suo ultimo lavoro “Smart working per tutti – Molto più che lavoro da casa: raggiungi il tuo benessere, trasforma la tua azienda” (Edizioni Lswr).
Il libro è una guida completa sia per le aziende che per i dipendenti. Si concentra per esempio sul bilanciamento tra vita privata e lavoro, sul concetto di risparmio economico e sul nuovo modo di concepire il lavoro. L’azienda diventa così più matura grazie a un’efficace trasformazione organizzativa e all’instaurazione di un diverso rapporto tra i membri della gerarchia lavorativa.
Lo smart working si alimenta della relazione fra lavoro in presenza e a distanza e, soprattutto, dovrebbe essere una libera scelta. Il lavoro a distanza prolungato rischia di rivelarsi dannoso per le persone che lo praticano poichè provoca stress e isolamento. Ne risentono anche i risultati aziendali. È estremamente urgente che le imprese inizino a parlare del vero smart working. Il libro può essere un aiuto per il generale bisogno di chiarezza.

Foto: Ufficio Stampa EDRA SpA-LSWR GROUP
Smart working per tutti: il life-work balance e il risparmio economico
Il cosiddetto work-life balance, ovvero l’equilibrio tra vita privata e lavorativa, è senz’altro il principale vantaggio dello smart working. Un beneficio impagabile su cui molti si concentrano per poter scegliere il miglior posto di lavoro. Ma è proprio vero che lo smart working si riduce a questo? Risparmiare il tragitto casa-lavoro o poter gestire con più agio la propria agenda personale sono di certo aspetti positivi, ma l’importante è costruire oltre a tutto ciò una soddisfacente dimensione personale che coniughi i rapporti affettivi, la realizzazione personale, il benessere lavorativo.
Un altro concetto a cui si riduce lo smart working è il risparmio economico. Questa visione ignora completamente gli obiettivi più alti del lavoro smart, che puntano a un cambiamento culturale innestato sul lavoro per obiettivi. I rapporti fra responsabili e collaboratori ne beneficiano a livello di dinamiche di fiducia e responsabilità. Si crea così un nuovo “patto collaborativo” che rende l’azienda più aperta e matura, in grado di sfruttare al massimo le potenzialità che ogni persona è può offrire quando le si dà l’opportunità di esprimere il proprio potenziale. Le persone producono di più e favoriscono lo sviluppo innovativo. Si può quindi concludere che lo smart working non serve solo a risparmiare, ma è un vero e proprio strumento di profitto per le aziende.
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