Il venture capital LombardStreet Ventures lancia il Silicon Valley Italian hub
Nasce Silicon Valley Italian Hub, il primo centro per l’innovazione, nato per connettere i migliori asset strategici dell’Italia e la Silicon Valley. A idearlo sono Luigi Bajetti e Massimo Sgrelli, i due fondatori bresciani di LombardStreet.io, azienda di venture capital americana che dal 2016 investe in compagnie tech in Silicon Valley. L’hub è uno spazio di 3350 metri quadri nel cuore di Menlo Park, con vicini di casa prestigiosi come Facebook, Google e Stanford e immaginato per tutti gli italiani «che vogliono pensare in grande». Abbiamo intervistato Massimo e Luigi, ecco cosa ci hanno raccontato:
Com’è nata l’idea del Silicon Valley italian Hub e che obiettivi vi siete dati?
Tutto parte da Lombard street venture che ha l’obiettivo di connettere l’ecosistema italiano nella silicon valley attraverso l’education e a Menlo Park abbiamo fondato Silicon valley italian hub che è un luogo fisico, per far atterrare le startup italiane in Silicon Valley. L’obiettivo è che la startup entri a far parte dell’ecosistema della Silicon Valley formato da: investitori, università, aziende, cioè imprenditori. Startup, aziende, investitori, università, banche potranno usufruire degli spazi per fare network, partecipare a bootcamp e a programmi di accelerazione.
La pandemia ha bloccato questa fase di lancio?
In realtà la pandemia è stata un vantaggio: i ritmi più rallentati per la mancanza dei meeting “in person” ha invece favorito i bootcamp online e la pianificazione. C’è comunque già il 25% delle persone (per le leggi locali) che frequenta l’hub. Da settembre ci sarà la ripresa completa dei bootcamp e di tutte le attività che richiedono di essere presenti in loco nell’hub..
In Italia avete stretto la partnership con il Politecnico di Milano (tra l’altro in questi giorni, premiato come il miglior ateneo italiano e 137esimo nel mondo)
L’idea è spingere il Politecnico e il Polihub nella Silicon Valley per avere relazioni sempre più stabili con gli altri atenei locali come Stanford e Berkley. Riteniamo fondamentale per le startup del Polihub (acceleratore d’impresa del Politecnico di Milano) partire con il piede giusto e pensare in grande. Il nostro aiuto sarà quello di favorirne l’atterraggio nella Silicon Valley. C’è anche un’altra partnership strategica che abbiamo allacciato con Art-Eer, consorzio Emilia Romagna per le startup. L’idea è quella di allargare sempre di più la geografia italiana e diffondere la cultura delle startup nel nostro Paese che è ancora un po’ indietro in questo.
Ok, tutto bello: da una parte voi state spingendo le startup ad andare nella Silicon Valley, ma in questi giorni si leggono di licenziamenti pesanti di startup anche grosse (Uber: 6700, Groupon 2800, Airbnb 1900, sono numeri che spaventano)
E’ una situazione che indubbiamente ha colpito l’economia. Qua però, quando si viene colpiti, si tende a voler ripartire velocemente. In una settimana ad esempio 2 milioni di posti persi, sono già stati ri-occupati dagli americani. Quello che dà la spinta, in questi momenti, è la determinazione delle persone e qui la gente è già proiettata a ricostruire senza perdere tempo. Di sicuro il remote-working rimarrà per molto, ma questo aprirà ad esempio, anche a diverse nuove opportunità: nuovi software e servizi per gestire il lavoro da remoto. Il tutto a favore di altri fattori come ad esempio il traffico, che qui nella Silicon Valley è un problema molto sentito per chi viaggia da San Francisco a sud e viceversa.
Nel vostro blog avete scritto le ragioni per creare una startup in periodo di pandemia, provocazione o c’è qualcosa di vero?
Ogni periodo di crisi, porta delle opportunità: è chiaro che non è facile fare un’azienda in questo periodo, il fatto che siamo in periodo straordinario fa sì che ci siano esigenze particolari, questo sta spingendo verso l’innovazione. Sta avvenendo quello che possiamo etichettare come “selezione darwiniana” con conseguente scrematura è vero, ma gli investitori quando vedono un prodotto che ha traino investono, a prescindere dalla pandemia.
Un consiglio a chi vuole fare startup adesso
Ogni dollaro conta. Cercare di razionalizzare le spese e controllare i costi. L’incertezza deve portare ad essere cauti. Focalizzarsi sul proprio prodotto, metriche e crescita. I dati sono fondamentali, se un investitore vede la crescita del prodotto (anche se minima per via della crisi attuale che stiamo vivendo) vuol dire che il prodotto serve per davvero e l’investimento non sarà difficile ottenerlo.
Quando, per chi fa startup, è il momento giusto per andare in Silicon Valley?
Non ha senso aspettare molto. Bisogna creare trust locale; il consiglio è prendere un biglietto aereo il prima possibile e passare del tempo in Silicon valley per cominciare a costruire il proprio network e a respirare innovazione. La via “canonica” per quella che è la nostra esperienza è: creare il prototipo in Italia, primo round “friends and family” per avere un pò di “ossigeno” quando si è via e poi si parte per gli Stati Uniti.
I motivi per cui la Valley è differente
- Il Mindset – chi arriva in SV può respirare come in questo ambiente si può cambiare e avere un impatto su quello che si fa.
- Il Networking – biglietto da visita sempre pronto e facilità nel allargare le conoscenze di business. Mi è capitato diverse volte di stare in Starbucks e di incontrare gente. La gente in Silicon Valley non parla di calcio, ma di business, di tecnologia e ne parla con lo stesso entusiasmo.
- Non c’è una persona che puoi dire: non la incontrerò mai. Se hai un buon motivo, che può interessare entrambi, 9 su 10, non c’è alcun modo che ti venga negato un caffè anche con il CEO della startup più “hot del momento”.
- Il Melting pot – hai la possibilità di incontrare e confrontarti con persone da tutte le parti del pianeta, è come se viaggiassi in tutto il mondo ma in realtà sei in una piccola valley di qualche centinaio di km. Indiani, europei, americani, cinesi, qui trovi tutte le culture da cui poter apprendere qualcosa di nuovo ogni giorno.
- Lo Stato non lo senti – non ne senti il peso. Non è un gioco di potere politico o finanziario. Questa cosa ti libera, fai qualcosa, lo metti online e sei hai i numeri il successo arriva senza troppe complicazioni burocratice e di “sistema”.
(articolo a cura di Sergio Cerbone)