Ricercatori e medici sfruttano l’intelligenza artificiale per contenere il contagio
In Cina gli investimenti nell’intelligenza artificiale in campo sanitario sono cominciati nel 2017 con l’obiettivo primario di sviluppare computer per la diagnosi medica, anche per i casi di Coronavirus. In poco tempo, infatti, è stata creata una piattaforma in grado di riconoscere e diagnosticare un lungo elenco di malattie. Oggi, la tecnologia è ancora più avanzata: viene usata una piattaforma in cloud che consente la collaborazione diretta tra il sistema sanitario nazionale e le aziende che si occupano di intelligenza artificiale.
Queste innovazioni applicate in campo sanitario hanno arricchito lo scenario tecnologico cinese, soprattutto dopo il loro efficace utilizzo per controllare la diffusione del Coronavirus. La principale arma fornita dall’intelligenza artificiale per combattere il COVID-19 è la capacità di diagnosi della malattia. Essendo il numero di contagiati, purtroppo, molto alto, è stato possibile raccogliere enormi quantità di dati da inserire nelle macchine. Attraverso l’elaborazione di questi dati tramite intelligenza artificiale, i computer sono in grado aiutare a prevedere possibili focolai dell’epidemia con maggiore anticipo e precisione. Inoltre, l’intelligenza artificiale può essere applicata per diagnosticare il coronavirus quando i pazienti sono sottoposti a tomografia computerizzata (TAC).
Anche al di fuori della Cina si stanno sfruttando i vantaggi offerti delle nuove tecnologie. Al Children’s Hospital di Boston, un team di esperti sta utilizzando l’apprendimento automatico dei computer per individuare possibili segni premonitori di contagio da Coronavirus. Il team, attraverso l’intelligenza artificiale, sta setacciando social media, piattaforme, blog e chatroom per post in cui vengono menzionati i sintomi tipici del Coronavirus. I dati raccolti vengono filtrati, verificati e mappati in modo da avere un’immagine ancora più precisa del contagio.
In un momento di crisi sanitaria globale come quella che stiamo vivendo ora, la questione etica legata all’intelligenza artificiale sembra non essere particolarmente discussa. Ma, una volta che si sarà superata la crisi del Coronavirus, come verrà giudicata la raccolta di dati personali delle persone? In Cina, per controllare il contagio e soprattutto per sorvegliare la quarantena, vengono tracciati gli spostamenti delle persone attraverso le app. Addirittura, in alcuni casi viene richiesto il nominativo oppure il riconoscimento facciale, anche solo per acquistare medicinali senza ricetta o per prendere i mezzi pubblici. Come verrà gestita la protezione di tutti questi dati personali raccolti? E, soprattutto, è etico sacrificare la privacy dei cittadini usando come scusante il controllo dell’epidemia?