Il divario tra le competenze in ambito dati comporta perdite produttive del valore di miliardi di dollari
I dati sono una miniera d’oro in grado di alimentare una cultura dell’innovazione e della crescita. Tuttavia, quando i dipendenti faticano a dar loro un senso, la produttività e il valore aziendale possono esserne influenzati. La ricerca condotta da Accenture e Qlik – leader nella Data Analytics – su 9.000 dipendenti in tutto il mondo ha rilevato che, ogni anno, le aziende perdono in media più di cinque giorni lavorativi per dipendente. Queste 43 ore vengono perse a causa del continuo differimento delle attività e dei congedi per malattia, dovuti allo stress legato a problemi inerenti alle informazione, ai dati e alla tecnologia. Tutto ciò equivale a miliardi di perdite in termini di produttività in tutto il mondo.
Il report, stilato dalle due società e intitolato “The Human Impact of Data Literacy”, è stato condotto nell’ambito del Progetto Data Literacy. L’indagine ha identificato come il divario di alfabetizzazione dei dati stia influenzando la capacità delle aziende di prosperare in un’economia basata sui dati. In primo luogo, nonostante quasi tutti i dipendenti riconoscano i dati come una risorsa, pochi li utilizzano nell’ambito del processo decisionale. Solo il 25% dei dipendenti intervistati ritiene di essere pienamente preparato a utilizzare i dati in modo efficace, e solo il 21% dichiara di avere fiducia nelle proprie competenze in materia di Data Literacy – ovvero nella capacità di leggere, comprendere, interrogare e lavorare con i dati.
In secondo luogo, la mancanza di competenze in materia di dati sta riducendo la produttività. Tre quarti dei dipendenti dichiarano di sentirsi sopraffatti o insoddisfatti quando lavorano con i dati, con un impatto sulle loro prestazioni complessive. Alcuni di questi fanno di tutto per evitare di utilizzare i dati, con il 36% dei dipendenti intervistati che dichiara di trovare un metodo alternativo per completare l’attività senza utilizzarli. Dallo stesso report di Accenture e Qlink, viene fuori che per sei intervistati su dieci il sovraccarico di dati ha contribuito allo stress sul posto di lavoro, culminato in quasi un terzo della forza lavoro globale che ha preso almeno un giorno di congedo per malattia a causa dello stress derivante proprio dalle difficoltà nella gestione della mole di dati.
“Nessuno mette in discussione il valore dei dati, ma molte aziende devono reinventare il loro approccio di gestione e analisi dei dati, e il loro utilizzo nel processo decisionale. Ciò significa garantire alla propria forza lavoro gli strumenti e la formazione necessari per offrire le nuove opportunità che i dati presentano”, ha dichiarato Sanjeev Vohra, group technology officer e leader globale del Data Business Group di Accenture. “Le aziende guidate dai dati che si concentrano sull’apprendimento continuo saranno più produttive e acquisiranno un vantaggio competitivo”.