Capire la blockchain: prospettive future e problematiche
Pur esistendo dal 2008, quando il personaggio misterioso Satoshi Nakamoto lo pubblicò come protocollo di Bitcoin, la blockchain, la tecnologia di base di questa criptovaluta, è salita in auge solo nel 2017. È probabile che questo sia successo a causa della montatura mediatica intorno al Bitcoin, alle miriadi di criptovalute nate nell’intermezzo fra quei due anni fatidici, e all’uso ambiguo e controverso che se ne faceva.
La blockchain non è solo Bitcoin, ma va ben oltre. È una tecnologia che possiede l’enorme potenziale di risolvere tre tipi di problemi principali: la necessità di doversi fidare di un intermediario per scambiare valore o informazioni, la mancanza di incentivi per comportamenti socialmente o economicamente corretti, il bisogno di garantire correttezza, congruità ed inalterabilità dei dati. Questo perché la blockchain si basa su tre concetti fondamentali: è un registro digitale distribuito e condiviso che utilizza un protocollo di rete peer-to-peer; si basa sull’adozione della teoria dei giochi; dispiega tecnologie crittografiche, notoriamente la funzione crittografica di hash.
In quest’epoca confusa di democratizzazione di rete, pretesa o reale che sia, contrapposta a populismi, individualismi e sovranismi sfrenati conseguenza della nostra cosiddetta società liquida, è facile farsi prendere dalla voglia di sostenere che la blockchain avrà un effetto talmente dirompente sugli attuali modelli di business, perfino di politica, che promuoverà un nuovo ordine economico, più giusto, democratico e a dimensione umana.
In realtà la blockchain, più che rappresentare una tecnologia dirompente, è una tecnologia di fondamento. Come del resto lo sono state tecnologie del tipo TCP/IP, la base del World Wide Web, il cloud e le banche dati sulle quali abbiamo costruito gli attuali modelli di business che costituiscono la base di tantissime imprese e startup tecnologiche di successo quali Amazon, Apple, Facebook, Google, Airbnb e così via.
Non a caso la ormai famosa curva Gartner Hype Cycle ci mostra come la blockchain tenda verso una leggera ma inesorabile discesa nella fossa della disillusione. Non c’è da stupirsi, visto che il 2018 è stato testimone del crollo delle famose (o infami secondo altri) ICO, fonte di grande speranza per i fondatori di start-up, e del calo di valore di molte criptovalute, tra le quali anche le più quotate Bitcoin e Ethereum.
Segnali questi tutt’altro che negativi. La curva Gartner infatti prevede anche che superata questa crisi, causata dalla sovrascrittura di progetti blockchain e dalle iniziali fasulle euforie, aumenteranno le casistiche per l’applicazione delle Distributed Ledger Technology (DLT), perché di questo si tratta, in vari settori. Ad esempio, nei prossimi cinque – dieci anni i servizi bancari e finanziari, la pubblica amministrazione, l’istruzione, le assicurazioni e l’internet delle cose adotteranno i DLT in misura sempre maggiore; oltre dieci anni serviranno invece per casistiche più complesse come ad esempio gli smart asset, i sistemi sanitari, la manifattura, il supply chain management e la vendita al dettaglio. E non è tutto: la corsa per la regolamentazione della blockchain e delle criptovalute per acquisire vantaggio competitivo è già iniziata con in testa stati come Malta, Svizzera, Singapore, Gibilterra e Estonia. Perfino stati come l’Australia, la Francia e il Canada se ne stanno interessando. Anche l’Unione Europea ha già avviato un osservatorio e alcuni gruppi di lavoro ai fini di incentivare innovazioni con alla base il paradigma della blockchain.
Nel corso degli anni a venire forse vedremo nascere dei nuovi giganti del paradigma blockchain come già successo in seguito alla dot-com bubble del 2001. Saranno forse i vari Binance, OKEx o Kraken in campo cambio criptovalute? Banco Bilbao Vizcaya Argentaria, Mizuho Financial Group o American Express in campo finanziario? Ce la faranno ancora le varie IBM, Microsoft e SAP a reinventarsi con le loro nuove piattaforme DLT? Ma soprattutto quali criptovalute riusciranno a sopravvivere e ad emergere nei prossimi anni? E come cambieranno le nostre vite?
Domande senza risposta, per ora. Non c’è alcun dubbio però che sarà tutto molto eccitante. Agli albori del web o prima ancora dell’avvento dei personal computer bisognava essere quasi un ingegnere informatico per poter far buon uso dell’informatica. Per i non addetti ai lavori era tutto più complicato. Oggi invece sono pochi quelli che non usano la tecnologia per svolgere compiti quotidiani come acquisto di prodotti di consumo sul web, esecuzione di bonifici bancari con lo smartphone, prenotazione di viaggi completamente online e moltissime altre mansioni di tutti i giorni. Nessuno si preoccupa più del fatto di non essere addestrato, perché ormai la tecnologia ci è venuta incontro con sistemi sempre più facili ed intuitivi da usare.
Succederà la stessa cosa con la blockchain. Quello che ora ci sembra complicato e ostico da comprendere, diventerà con il passare degli anni, tendenza dominante man mano che aumenteranno le conoscenze e le competenze, così come accaduto con il World Wide Web, il cloud e i database. I campi di applicazione, meglio ancora se combinati con altre tecnologie emergenti quali ad esempio l’intelligenza artificiale, l’internet delle cose, la realtà virtuale, ecc., sono ampi e inimmaginabili. Tra questi: registrazione e conservazione dei dati di provenienza di beni di consumo attraverso tutta la filiera di distribuzione; servizi catastali per la registrazione e conservazione di tutte le transazioni immobiliari; pagamento automatico di somme scadute per mezzo di smart contract; votazioni con garanzia di inalterabilità dell’espressione di voto; tracciatura delle merci e garanzia che arrivino al destinatario; ed un’infinita gamma di altre casistiche.
Considerato il fatto che il fenomeno blockchain e criptovalute è ormai una certezza che avrà un impatto simile, se non maggiore, a quello esercitato da web e smartphone in soli pochi anni, è quindi cosa saggia premunirsi e non farsi cogliere impreparati da tale rivoluzionaria innovazione.
Questa pubblicazione rappresenta un vademecum per orientarsi meglio e capire cos’è la blockchain, come è nato e come funziona; cos’è il mining e perchè dal punto di vista energetico è più dispendioso il Proof-of-Work rispetto al Proof-of-Stake; quanti tipi di DLT e criptovalute esistono oltre al Bitcoin e quali sono le implicazioni legali e fiscali, senza tralasciare gli smart contract, i DAO e i DApp, come pure gli aspetti più emergenti relativi ai vari tipi di investimento che si possono fare in forma di criptovalute, token e ICO, o meglio ancora le STO.
Non era mai esistito nella storia umana un periodo di rapida crescita innovativa come quella vista negli ultimi vent’anni. Tener testa ai conseguenti cambiamenti sociali ed economici non è cosa semplice. Ma l’apprendimento che ne deriva, al fine di risolvere i nostri problemi pratici e migliorare la nostra vita, avverrà sempre al di fuori del nostro ambiente abitudinario. Meglio quindi essere ben equipaggiati quando si valicano questi confini.
Alessandro Basile, partner AB Innovation Consulting, è un consulente legale specializzato su argomenti legali ed economici relativi alle nuove tecnologie, fornisce consulenza legale a realtà imprenditoriali seguendone la crescita e lo sviluppo da realtà italiana a realtà internazionale. Il suo libro, Blockchain: la nuova rivoluzione industriale, uscirà a metà giugno per Dario Flaccovio Editore.
Insieme, Alessandro Basile e Innovami.news promuovono uno sportello di consulenza legale per assistere i professionisti in un panorama in costante cambiamento.