L’azienda cinese è stata inserita nella black list commerciale del governo statunitense
Google ha deciso di sospendere la licenza Android che forniva a Huawei, in seguito alle limitazioni imposte dal governo statunitense a numerose aziende tecnologiche cinesi. Secondo quanto riportato da Reuters, Google ha infatti sospeso tutte le attività con il colosso cinese ad eccezione di transazioni hardware e software coperte da licenze open source.
La versione Open Source di Android, ha meno funzionalità predefinite rispetto a quelle fornite da Google e richiede un maggiore sviluppo da parte di chi la utilizza. La decisione, oltre a poter avere ripercussioni sul futuro di Huawei, toccherà direttamente anche i milioni di utenti che utilizzano i dispositivi. Per ora i servizi di Google Play e il sistema di sicurezza Google Play Protect, utili per evitare di scaricare malware, continueranno a funzionare sui dispositivi venduti, ma ne è incerto il futuro.
La medesima versione di Open Source, fornita da Android Open Source Project (AOSP), è una versione base del sistema operativo, sulla quale Google costruisce la versione che si trova sugli smartphone dei maggiori produttori, insieme ad accordi e licenze d’uso. Questa quindi non contiene tutti i servizi aggiuntivi forniti da Google, tramite le sue applicazioni (es. Google Chrome, Google Drive, Google Maps), a cui gli utenti sono stati sempre abituati.
Huawei, oltre a mancare dei servizi Google, potrebbe avere dei problemi nel diffondere gli aggiornamenti di sicurezza dei dispositi, in quanto dovrebbe attendere la disponibilità su AOSP e dovrebbe provvedere a diffonderli in maniera autonoma. Inoltre, gli smartphone Huawei hanno diverse integrazioni con la versione commerciale di Android, con il rischio dell’insorgere di problemi di compatibilità.
L’azienda cinese è stata accusata dal governo di Donald Trump di fare spionaggio per il governo cinese, cosa per la quale non sono ancora state fornite delle prove, il che ha causato negli ultimi mesi la sua messa al bando negli Stati Uniti. Huawei, però, oltre agli smartphone produce anche sistemi di telecomunicazioni (ripetitori cellulari, cavi sottomarini per Internet) e, al di là degli affari negli Stati Uniti, è piuttosto attiva nel resto del mondo. Cosa ancora più rilevante, Huawei è partner di numerosi operatori mobili per la costruzione del 5G ed è, a livello mondiale, il secondo produttore di smarpthone dopo Samsung.
Secondo Bloomberg, anche altre aziende statunitensi starebbero rivalutando i rapporti con Huawei per rispettare la posizione presa dal governo. Intel, Qualcomm e Broadcomm – tra i più grandi produttori di microchip al mondo – stanno infatti sospendendo le forniture dei componenti che l’azienda utilizza nei dispositivi. La società cinese in vista della decisione del governo statunitense aveva giù fatto scorte, sufficienti per la produzione dei dispositivi solamente per i prossimi tre mesi.
Huawei ha, in seguito, rilasciato un breve comunicato: “Huawei ha dato un contributo sostanziale per lo sviluppo e la crescita di Android in tutto il mondo. Come uno dei partner globali chiave per Android, abbiamo lavorato a stretto contatto con la sua piattaforma per sviluppare un ecosistema di cui beneficiassero sia gli utenti sia il settore. Huawei continuerà a fornire aggiornamenti di sicurezza e servizi a tutti gli smartphone e tablet esistenti di Huawei e del marchio Honor, sia per quelli già venduti sia per quelli ancora in magazzino. Continueremo a costruire un ecosistema sicuro e sostenibile, in modo da offrire la migliore esperienza ai nostri utenti su scala globale.”
Per l’azienda Huawei, però, la decisione statunitense non sembra proprio essere un fulmine a ciel sereno. Qualche mese fa, l’azienda aveva infatti dichiarato di stare lavorando allo sviluppo di un nuovo sistema operativo, Kirin Os che rappresenterebbe un’alternativa ad Android. La domanda che sorge è quanto questo possa effettivamente essere competitivo sul mercato, dato che, ad oggi, il mercato dei sistemi operativi è così diviso: 75,22% Android, 22,76% iOS, 2% altro.
In aggiunta, non bisogna dimenticare che la Cina è il produttore di uno degli smartphone americani più venduti al mondo, l’iPhone. Non è da escludere che Pechino potrebbe, ad esempio, decidere di bloccare la produzione come risposta a Washington. L’ipotesi sembrerebbe però abbastanza remota, dato che potrebbe avere un enorme impatto sull’economia cinese, ma non è da escludere in una situazione del genere.
In Italia invece, le associazioni dei consumatori sono preoccupate. “La decisione di Google di ritirare la licenza d’uso del sistema operativo Android sui prodotti Huawei, che perderebbero così anche l’accesso al Google Play Store e a tutte le applicazioni della stessa Google, rischia di danneggiare gravemente i consumatori. L’Italia in particolare, dato che è il primo Paese in Europa per numero di smartphone e tablet Huawei venduti, rischia di subire le conseguenze più pesanti”, così ha commentato l’Adoc (Associazione Difesa Orientamento Consumatori).
“Seguiamo con preoccupazione la lotta commerciale tra Google e Huawei, a pagarne le spese saranno, come sempre, i consumatori – dichiara Roberto Tascini, presidente dell’Adoc – inibire la possibilità di aggiornare il sistema operativo e, conseguentemente, l’utilizzo di app essenziali e estremamente diffuse come, ad esempio, Gmail, Youtube e il Play Store, costituisce un danno enorme per i consumatori. Sia in termini di sicurezza del sistema e della privacy, più vulnerabili ad attacchi esterni in mancanza di aggiornamenti, sia in termini di funzionalità del prodotto.”
In conclusione, Roberto Tascini dichiara: “I possessori attuali di prodotti Huawei rischiano di trovarsi, entro breve tempo, con un device non utilizzabile o quantomeno limitato. Pertanto invitiamo Google, le istituzioni europee e italiane a fare chiarezza sulle effettive ripercussioni a danno dei consumatori e chiediamo all’azienda di Mountain View di garantire la piena usabilità e gli aggiornamenti di sicurezza a tutti i consumatori in possesso di uno smartphone o di un tablet Huawei”.