“Sarà necessario pensare ai processi di allevamento.”
“L’interesse verso gli insetti ci riguarda direttamente dato che nei prossimi anni troveremo sicuramente questi prodotti negli scaffali dei supermercati come già accade nel nord Europa, Belgio e Olanda in primis, e fuori l’Unione europea, nella vicina Svizzera”. Queste le parole della Professoressa Gisella Paci, docente presso l’Università di Pisa. La Dottoressa, in collaborazione con i dottori Simone Mancini, Roberta Moruzzo e Francesco Riccioli, ha condotto una ricerca che unisce e confronta i dati provenienti da una quarantina di studi pubblicati dal 2012 ad oggi per capire quali categorie di persone sono più disponibili ad accettare gli insetti nel proprio piatto. Da tale ricerca è emerso che sembrerebbero più propensi a consumare questi alimenti i giovani maschi europei e di buona cultura.
“Gli uomini fra i venti e i trenta anni sono i consumatori più interessati, soprattutto per una questione di curiosità e questo vale sia a livello italiano che europeo, come indicano le ricerche svolte sulle fasce di popolazione più giovani come ad esempio gli studenti universitari”. Emerge che le persone preferiscono comunque consumare gli insetti come ingredienti piuttosto che interi. Il disgusto provocato dal vederli gioca infatti un ruolo fondamentale, soprattutto perché nella cultura occidentale sono spesso associati all’idea di sporco e di contaminazione. Se invece gli insetti sono trasformati in “polvere” e introdotti come ingrediente a un prodotto noto, la repulsione scende notevolmente.
Ma considerando che, per esempio, l’aragosta, che non sempre è stata apprezzata come cibo, oggi è considerata invece una prelibatezza, secondo le ricerche presentate alla Society for Integrative and Comparative Biology, è una cugina degli insetti e lei stessa pare un insetto gigante, irto di zampe e di antenne. Aggiungiamo inoltre che in passato la dieta degli europei contemplava gli insetti. In tal caso il filosofo greco Aristotele scriveva nella sua Historia animalium che le cicale hanno un ottimo sapore, sono uno spuntino di lusso; e Plinio il Vecchio sosteneva che gli antichi Romani consideravano le larve di scarabeo una prelibatezza.
La cosa interessante è che numerosi studi scientifici evidenziano l’alto valore nutrizionale come fonte proteica, di lipidi, minerali e vitamine, caratteristica che, unita alle ridotte richieste di superficie, ha spinto le agenzie spaziali a studiarli come possibile cibo nelle missioni spaziali. Ma considerata la questione dell’impatto ambientale, gli insetti si candiderebbero come nutrimento del futuro anche per il nostro pianeta.
“A parità di massa edibile, contengono fino all’80% di proteine contro il 24% del pollo e il 13-16% del bovino. Sono ricchi di grassi “sani”, paragonabili a quelli del pesce: 1/3 di grassi saturi e 2/3 di grassi mono e polinsaturi. La maggior parte degli insetti commestibili contiene una quantità di ferro uguale se non superiore alla carne di manzo. Alcuni insetti, come le larve gialle delle tarme della farina, sono anche ricchi di vitamine e minerali, mentre i grilli hanno alte concentrazioni di aminoacidi, vitamina B12 e vitamina A” queste le parole di Valerio Giaccone docente al Corso di Laurea triennale in Sicurezza igienico-Sanitaria degli Alimenti della Facoltà di Medicina Veterinaria di Padova.
A fronte di tutti questi vantaggi gli insetti inquinano meno di qualsiasi altro animale di allevamento: producono meno gas serra e meno ammoniaca, usano meno spazio, richiedono meno acqua, meno cibo e soprattutto riciclano biomasse di scarto, un’opera meritoria se si considera che circa l’80% dell’ammoniaca prodotta negli Stati Uniti proviene dagli escrementi animali. Se poi si tiene in considerazione il fatto che i suini producono da 10 a 100 volte più gas per kg di peso rispetto ai vermi della farina, tale azione comporta la necessità di utilizzo di tali animali. Per non parlare della superficie terrestre occupata: oggi il 30% circa della terra coltivabile del pianeta è destinata alla produzione di mangimi animali; gli insetti possono invece nutrirsi di rifiuti organici, come resti di cibo e prodotti umani e trasformarli in proteine di alta qualità, a loro volta utilizzabili per l’alimentazione animale.
Sarà quindi necessario pensare ai processi di allevamento e di trasformazione in termini di investimento e di nuove strategie gestionali, il tutto unito ad un imprescindibile impegno informativo e comunicativo per aumentare l’accettabilità degli insetti nella cultura occidentale, che faccia leva sugli aspetti economici, ambientali e sociali.